Vita nelle Sae di Retrosi, "ci mancano gli scherzi dei bambini"

Continuando il giro delle aree sae di Amatrice, passando a Retrosi ci ha aperto le porte della sua casetta la signora Maria Rita di Sisto.
Abitante di Retrosi fin da piccola, Maria Rita tra le lacrime ci ha raccontato i ricordi che la legano a questa terra, che sono stati poi il desiderio che l’ha spinta a tornare dopo il sisma: «subito dopo il terremoto sono scappata insieme a mio marito a Roma da mia figlia, ma il nostro desiderio più grande era quello di poter restare qui nella nostra terra, purtroppo però non avevamo nessuna soluzione che ci permetteva di restare. Così, siamo rimasti molti mesi a Roma, portando avanti la nostra vita pensando ai ricordi, l’unica cosa che ci resta».
Maria Rita ci racconta i mesi trascorsi forzatamente a Roma, «domandandoci dove fossero finite le nostre cose della vita pre sisma, anche una semplice forchetta».
Ora, insieme al marito Pino, abita in una della Sae di Retrosi, con la metratura di 40 metri quadrati assegnata alle coppie: «abbiamo preso la casetta da qualche mese,  siamo stati i primi ad entrare in casetta in questo villaggio. Ci sta stretta, soprattutto perché ci mancano le abitudini delle case precedenti, o meglio manca un qualcosa che ancora non riusciamo a capire,  persino quel bicchiere dove tutte le mattine prendevo il caffè, o le scale della cantina che facevo di continuo nell’arco della giornata».
Il suo racconto è un misto di rabbia e commozione, che include il disagio e la tristezza di dover ospitare le figlie a turno, una ogni quindici giorni, facendole arrangiare su un divano letto,  «dovevano darci metrature più grandi, per permettere ai figli di andare a trovare i genitori anziani residenti qui».
Essendo Amatrice un territorio con popolazione prevalentemente anziana, lo stesso vale per le frazioni, inclusa Retrosi. La signora Maria Rita sente la mancanza della presenza gioiosa e spensierata che solo i piccoli sanno dare «ci mancano i bambini, qualche famiglia con figli è andata via senza tornare, mentre qualcuno prima lo vedevamo solo l’estate, ma ora nemmeno quello perché purtroppo le casette ai non residenti non sono state assegnate, mancano le urla dei bimbi che scherzano e corrono in strada, c’è troppo silenzio».
Un altro disagio che fa sembrare tutto ancora più cupo, è il buio: «la strada qui sotto è buia, non abbiamo illuminazione, l’abbiamo più volte segnalato alle istituzioni, ma senza successo. Il buio amplifica tutto, è come non ci fosse vita».
FONTE: andareoltre.org