Vicenda Silveri, Cgil: fotografia “a tinte losche” di Palazzo di Città

Comune Rieti

Nei giorni scorsi avevamo ritenuto opportuno non partecipare alla discussione su noti episodi verificatisi all’interno del Comune di Rieti, ritenendo più importante contribuire all’obiettivo di distogliere, prima possibile, l’attenzione su aspetti non certo edificanti, che hanno coinvolto la città, diffusisi anche oltre la stampa locale.
La discussione tuttavia continua, la diplomazia non è appartenuta alla dialettica messa in campo e pertanto il nostro silenzio è divenuto inefficace e si impone un intervento doveroso nei confronti dei tanti lavoratori del Comune di Rieti, da nessuno rappresentati nella circostanza, che, inevitabilmente e immeritatamente, si trovano coinvolti nell’immagine di questa fotografia “a tinte losche” di Palazzo di Città.
Anche il Sindaco, in una sua intervista di alcune settimane fa, ha descritto la situazione rilevata all’interno del Comune come una realtà generalizzata, una situazione anomala diffusa che riguarderebbe tutti gli uffici comunali, mortificando, di fatto tutti coloro che vi lavorano. Un Assessore, sempre commentando fatti che avevano riguardato un Dirigente, ha invece invitato i lavoratori all’isolamento delle “mele marce”.
Va evidenziato che gli eventi verificatisi negli ultimi mesi, hanno riguardato personale Dirigente e non semplici dipendenti che, al contrario, spesso, con forte spirito di servizio, riescono a soddisfare le giuste richieste dell’utenza ed a svolgere il proprio lavoro, anche in assenza totale o parziale di idonea struttura, la cui organizzazione è competenza dei Dirigenti .
In tale contesto tuttavia, è doveroso sottolineare, per ciò che riguarda i Dirigenti, che, non è corretto generalizzare e coloro che svolgono correttamente il proprio lavoro dovrebbero, insieme all’Amministrazione, contribuire all’isolamento di chi assume comportamenti anomali per non essere anch’essi trascinati nel fango; cosa evidentemente meno percorribile per i lavoratori in rapporto subalterno a quegli stessi Dirigenti .
L’attività di ciascun Dirigente, ancor prima di quella di ogni semplice lavoratore, va rigorosamente ricondotta al ruolo che ricopre, per lo svolgimento del quale è retribuito e ai relativi corrispondenti diritti e doveri, individuati dalle norme. A complemento di ciò, sarebbe utile e ragionevole adottare un codice di comportamento che tenga conto, nello svolgimento delle funzioni, anche “dell’opportunità” e non esclusivamente della legalità, ricavando ciò non solo dal buon senso ma dalle doverose valutazioni in ordine agli effetti che generano alcune azioni non “urgenti e contingibili” rispetto al produrre inutile turbativa nell’ambiente in cui si svolgono.
Sui fatti che hanno riguardato la dott.ssa Silveri, sulla legittimità della sua presenza in Comune o sulla valutazione dei contratti a titolo gratuito non entriamo nel merito in questa sede anche perché ciò imporrebbe un’indagine sulla uniformità di comportamento adottata (parrebbe che nel recente passato diverse persone, senza alcun contratto, o con contratti scaduti abbiano prestato opera in qualche settore del Comune – indovinate quale- , magari in attesa di un rinnovo contrattuale o di “vincere una selezione pubblica”).
Riteniamo dover stigmatizzare come, a nostro avviso, sia stato decisamente inopportuno, che il Comandante Aragona abbia effettuato gli accertamenti se condotti con le modalità apprese dalla stampa, come pure riteniamo inaccettabile che altro Dirigente presente parrebbe abbia svolto il ruolo del “palo” nel corridoio, durante lo svolgimento dei fatti, anziché tentare di attenuare i toni, come chiunque, con il solo buon senso, avrebbe fatto.
Troviamo ancor più di cattivo gusto il commento del Comandante, sempre appreso dalla stampa locale nei giorni nei giorni successivi, circa l’incapacità della dott.ssa Silveri di svolgere un lavoro, dipingendola di fatto come una “donna debole” colpita da malore per la sola richiesta di documenti. Tale dichiarazione, evidentemente tendente a ridimensionare l’accaduto, esprime, secondo noi, una certa vena di maschilismo, che stride con divisa e stellette, che dovrebbero invece rappresentare garanzia ed esempio comportamentale.
Con tale riflessione, si intende anche sottolineare, come il discutibile profilo mantenuto dalle parti in “tutta” la vicenda, non abbia minimamente considerato quali danni , non solo di immagine, si sono procurati ad una giovane solo all’inizio della carriera lavorativa.
Invitiamo quindi, ancora una volta, a nome di tutti quei lavoratori che svolgono correttamente il loro lavoro, (che per fortuna sono la maggioranza) il Sindaco e l’Amministrazione Comunale ad affrontare tempestivamente il problema del personale del Comune di Rieti attuando una ristrutturazione “vera” e condivisa dell’organizzazione, che tenga conto dei servizi da erogare ma anche delle giuste aspettative di chi lavora nella struttura, attuando peraltro, una politica del personale che la stessa Giunta aveva pubblicamente proposto ai dipendenti ma attualmente del tutto disattesa se non anche mortificata.