La visione di un’umanità corrotta e autodistruttiva fa parte dei miti che stanno alle nostre spalle, o è ancora qualcosa che ci riguarda? In apertura della Quaresima, il brano tratto dalla Genesi sull’alleanza fra Dio e Noè, liberato dalle acque del diluvio, ci interroga anche rispetto alla cronaca delle ultime settimane. “In realtà, anche la nostra generazione non è messa poi così bene” – ha commentato il Vescovo durante la messa la scorsa domenica, riconoscendo il fallimento di un’intera generazione – “incapace di trasmettere ai più giovani quei valori che hanno consentito al nostro Paese di uscire dall’odore acre della guerra e di crescere non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale”.
Ad essersi interrotta, secondo il Vescovo, è la capacità di trasmettere il valore della vita, ma “la pagina del Vangelo, nella sua, brevità ci offre uno spunto di speranza”. Descrivendo Gesù nel deserto, l’evangelista Marco ci aiuta a capire come “da un lato la nostra vita sia sempre in procinto di fallire, ma dall’altro c’è sempre la possibilità che riprenda e ricominci”. Il bivio per ciascuno consiste cioè nella scelta tra «rassegnarsi di fronte a ciò che è male» o «al contrario cercare di ricominciare a vivere diversamente”.