Nel serrato confronto del fine settimana scorso, dalla Conferenza delle Regioni al confronto con i ministri Boccia, De Micheli, Azzolina, Manfredi e Speranza, fino al vertice di Palazzo Chigi per arrivare al DPCM del 18 ottobre, il ruolo del sindacato è stato sottolineato in primo luogo dalle Regioni che hanno chiesto, preliminarmente, un accordo nazionale con le organizzazioni sindacali.
Una presa d’atto che conferma l’esigenza di un confronto operativo da parte di chi governa sul territorio. Non lo stesso può dirsi del Governo o almeno parte di esso, che ha marginalizzato gli accordi per la scuola già conclusi con il Ministero della Istruzione. Ora tutti si accorgono che solo con le persone, con i lavoratori si possono superare le crisi e non contro di loro.
Perché il lavoro e le persone sono le basi di ogni sviluppo del Paese, di ogni svolta sociale, di ogni azione e rivendicazione sindacale di tutela. Allora ricordiamo che la scuola è comunità educante ed in questo momento cruciale il tutto regge sulla responsabilità professionale di chi ci lavora. Servono sia il loro coinvolgimento che strumenti di condivisione e di contrattazione per definire il quadro di regole in cui le singole scuole autonome devono muoversi.
Serve il rinnovo del contratto per adeguare le retribuzioni, diventate veramente inadeguate rispetto a quanto si chiede ai lavoratori, va operato uno scambio tra maggiore flessibilità e garanzia delle lezioni in presenza d in sicurezza per il personale. In questi mesi non abbiamo mai fatto mancare la disponibilità al dialogo e abbiamo firmato l’accordo per la costituzione di tavoli per monitorare e valutare l’esito della pandemia rispetto alle ricadute sulla scuola.
Abbiamo passato settimane e settimane a ripetere che servivano presidi sanitari nelle scuole e che andava in ogni modo evitata la soluzione della delega di funzioni improprie ai docenti, ai dirigenti scolastici ed al personale ATA. Al confronto con il sindacato si è preferito lo scontro e l’epilogo di questo modo di procedere è stato presentare il sindacato come sabotatore del lavoro ministeriale. L’esperienza concreta sta invece dimostrando che opporsi al sindacato democratico, partecipato, di massa, equivale ad opporsi alla realtà. La Uil Scuola ha sempre anteposto l’idea di scuole aperte in presenza e in sicurezza, ha fatto proposte coerenti e raccomandazioni finalizzate a realizzare tale obiettivo.
Da ultimo è doveroso uno sguardo al concorso riservato che sta assorbendo energie con inevitabili conseguenze anche di carattere legale. Abbiamo chiesto unitariamente la convocazione formale del Tavolo nazionale perché siamo sempre più convinti che le regole condivise siano quel valore aggiunto che manca oggi per battere la pandemia. Siamo stati leali e propositivi a marzo e lo saremo ancora se ne avremo la possibilità. Scuola e lavoro sono per noi le priorità.
UILScuola