Le più recenti analisi sull’assetto sociale del comprensorio reatino sono alquanto allarmanti, diversi indicatori riportano valori tipici di un territorio in via di progressivo degrado.
Tra questi un notevole rilievo rivestono, nel quadro del sistema socio-economico, i dati sulla smobilitazione o chiusura di alcune industrie ed imprese dal nostro territorio, e sulla disoccupazione che raggiunge nel settore giovanile i valori più allarmanti.
A tale situazione socio economica si contrappone d’altra parte una grande ricchezza di tradizioni e di cultura e la presenza di un grosso capitale naturale da cui attingere in termini di sviluppo sostenibile e integrato.
Particolare attenzione deve essere rivolta alla specie cinghiale, come risorsa tipica ed economica per il nostro territorio, non dimenticando che a oggi la maggior parte della carne di questo selvatico utilizzata per la ristorazione e commercializzazione proviene dall’Austria. Ancora una volta in questi giorni si sente parlare della sovrappopolazione di cinghiali in alcuni territori della nostra provincia come problema da risolvere prima possibile, le soluzioni annunciate al riguardo, sembrano essere solo iniziative mirate a sbarazzarsi di tali animali.
Gli anni scorsi all’interno dei nostri parchi e riserve sono stati catturati, con metodi del tutto discutibili, alcune migliaia di cinghiali, trasportati poi nella vicina Norcia, senza nessun ritorno economico per il nostro territorio. Valutando le esperienze di altri territori, si deve assolutamente cambiare la politica di gestione della specie e la realizzazione di una filiera del cinghiale, mirata alla produzione e commercializzazione di prodotti tipici locali, confezionati con le carni dei capi abbattuti durante il selecontrollo o battute organizzate all’interno di aree protette e da maiali provenienti da allevamenti locali, potrà essere sicuramente un’attività imprenditoriale importante: sviluppo del mattatoio comunale reatino per la macellazione e la ricollocazione del personale ex INALCA per la successiva lavorazione delle carni.
L’attivazione della filiera cinghiale avrà indubbiamente una ricaduta positiva anche sull’allevamento dei suini, tenendo conto che i prodotti di salumeria di questo tipo si ottengono con macinature di carne di suino mista a carne di cinghiale. Infatti, solo per fare due numeri, con i circa duemila cinghiali catturati l’anno, servirebbero almeno quattromila maiali per confezionare i salumi di questo selvatico, lascio immaginare il ritorno economico e occupazionale per il nostro territorio.
In questo quadro, l’UGL di Rieti chiede ai soggetti impegnati ad amministrare l’attività venatoria, i commissari dei parchi e riserve insistenti sul territorio provinciale, a rivedere le politiche di gestione e di contenimento della specie cinghiale, considerando la sovrappopolazione di questo selvatico un risorsa e non un problema da risolvere in qualsiasi modo.