“Con una diretta sul suo profilo Facebook la ministra dell’Istruzione Azzolina ha annunciato di aver aggiornato, in maniera unilaterale, il contratto sulla mobilità e le conseguenti procedure amministrative per cui per la domanda di mobilità per l’anno scolastico 2020/2021 si potrà delegare qualcuno a farla al posto tuo: un amico, un docente o un sindacalista.
Una vera rivoluzione per il Segretario della Uil Scuola, Pino Turi (nella foto), che ha subito detto che adesso i contratti si fanno con le decisioni di una parte sola, senza mediazioni, senza interlocuzioni né tecniche né politiche. Decidere di fare la mobilità del personale in un paese fermo è già un azzardo ma decidere di attivare il pulsante in un programma, bypassando ogni confronto è anche peggio, aggiunge Turi. Lo scorso anno la mobilità ha riguardato 130 mila docenti e 30 mila Ata.
Le persone che decideranno oggi per domani meritano il massimo dell’attenzione. I contratti si modificano tra contraenti, non unilateralmente. Resta il blocco quinquennale che merita di essere modificato e, allo stato attuale, non è prevista alcuna possibilità di delega della propria domanda di mobilità e la possibilità di presentare domanda con riserva, per coloro che stanno frequentando il TFA sostegno, è soggetta ad una condizione della quale i lavoratori non avevano cognizione, prima della comunicazione dell’accordo con il ministro dell’Università; insomma un pasticcio che si previene solo con la chiarezza di un confronto in sede negoziale.
Il 5 marzo, lo ha ricordato la ministra nel suo messaggio video, abbiamo chiesto di parlare di questi temi, di riaprire il contratto, dei tempi della procedura anche a fronte di precedenti storicamente verificabili di domande presentate tra aprile e metà maggio. Abbiamo espresso l’esigenza di un provvedimento legislativo ed organico in cui inserire tutte le questioni che attengono alla conclusione del corrente anno scolastico e all’avvio del prossimo.
Servono risposte che la ministra non sembra avere. Anche nella interlocuzione al Senato si è preoccupata più di smentire voci invece di dire cosa intenda fare. E’ nel dialogo parlamentare e con le forze sociali che deve farlo e trovare soluzioni. Non nelle piattaforme ma nelle sedi, istituzionale e contrattuali.”
R.M.