Il prof. Marco Valentini, docente di Diritto e Procedura Penale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, rivela agli studenti del Liceo Classico Varrone lo sconvolgente ritrovamento, tra le macerie del terremoto di Amatrice, di una lettera del padre alla vedova di un martire delle fosse Ardeatine
Il 21 febbraio, alle ore 12:30, presso l’Aula Magna del Liceo classico M. Terenzio Varrone (IIS JUCCI), il Prof. Marco Valentini, docente di Diritto e procedura penale presso l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha incontrato gli alunni delle terze liceo per raccontare la sua esperienza di figlio di un sopravvissuto al carcere nazista di via Tasso a Roma e rispondere alle loro domande.
L’incontro è stato organizzato dalla Prof.ssa Millesimi, che condivide col professore la passione per la montagna, e dal Dipartimento di storia. La prof.ssa Millesimi, con il supporto sempre puntuale e rigoroso della prof.ssa Miccadei per la parte storica, ha presentato ai ragazzi il dottor Valentini e il suo libro: Quando sale la notte, in cui racconta una vicenda in gran parte autobiografica, incentrata sul valore della memoria. Nel libro egli mostra come l’esperienza terribile del terremoto di Amatrice, che ha colpito anche la sua casa delle vacanze in località Capricchia, sia stata l’occasione per una scoperta sconvolgente. Nel portare in salvo alcuni ricordi di famiglia, dentro un libro, il professore ha rinvenuto infatti una lettera che il padre aveva scritto alla vedova di un suo compagno di prigionia a via Tasso, Simone Simoni, generale di divisione, medaglia d’oro della guerra di liberazione, ucciso alle Fosse ardeatine il 24 ottobre del 1944. Pur essendo sempre stato al corrente delle convinzioni antifasciste del padre, il prof. Valentini ignorava che questi avesse vissuto un’esperienza così devastante come quella della prigionia nel famigerato carcere dove le SS torturavano, spesso fino alla morte, i prigionieri accalcati in condizioni disumane. Da qui il padre, ai tempi degli eventi appena diciottenne, era stato liberato proprio il giorno prima dell’attentato di via Rasella, in rappresaglia del quale i prigionieri del carcere vennero tutti selezionati tra i 335 trucidati alle Fosse ardeatine. Forse il senso di colpa per essere sopravvissuto, forse il desiderio di rimuovere esperienze cosi terribili, come accaduto anche ad altri testimoni di tali eventi, aveva indotto il padre del professore a non parlare mai di questa esperienza, tornata alla luce per puro caso.
Gli alunni, dopo aver ascoltato in silenzio e con grande partecipazione questa testimonianza, hanno potuto rivolgere al professore diverse domande. Un accenno è stato fatto anche all’attività di prefetto che il dottor Valentini ha svolto, in particolare, in una città difficile come Napoli e a quella di consulente legale dell’intelligence presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel congedarsi dai ragazzi il dottor Valentini ha voluto esortarli a curare il valore fondamentale della memoria e a sfuggire alla tentazione di chiudersi nell’indifferenza verso i propri simili e la comunità di appartenenza richiamando la lezione di A. Gramsci nella sua opera Odio gli indifferenti.