Rischia di trasformarsi in un autentico flop, con ripercussioni gravissime per l’intero cratere, l’intervento statale a favore delle microaziende attive nella Zona Franca Urbana. È quanto emerge da un’analisi condotta dal Centro Studi di Confcommercio Lazio Nord, che evidenzia l’impossibilità, da un punto di vista pratico, di compilare la domanda sulla piattaforma del MISE da parte delle piccole imprese a conduzione familiare o coniugali e delle piccole società di persone.
È il presidente di Confcommercio Lazio Nord, Leonardo Tosti, a lanciare l’allarme, chiarendo quali sono i motivi ostativi: “Nella piattaforma del MISE è prevista l’indicazione dell’ammontare degli aiuti da richiedere, e da calcolare mediante una formula che prende a base le imposte pagate negli anni 2015 e 2016. Fattispecie molto ricorrente, nell’Alto Reatino, è quella delle piccole realtà imprenditoriali, che nell’anno del sisma – il 2016 – e in quello precedente avevano pagato pochissime imposte e non avevano avuto lavoratori dipendenti. Ebbene, per queste aziende l’importo della agevolazione da richiedere mediante la formula indicata sulla piattaforma equivale praticamente a zero euro”.
In questo modo però, avverte Tosti, questo tipo di imprese non riceverebbero alcun incentivo a ripartire, ad assumere e a rimettere così in moto l’economia del territorio: “Il sistema – dice il presidente – dovrebbe consentire di disattendere la formula indicata nel modello di richiesta delle agevolazioni, a vantaggio di un conteggio presuntivo che preveda l’esenzione dei contributi per chi intenda assumere nuovo personale. Esattamente come previsto per le imprese di nuova costituzione”. Imprese di nuova costituzione che sarebbero dunque avvantaggiate rispetto a quelle preesistenti al terremoto: “Primo, perché non devono infatti dimostrare l’abbattimento del 25% dei ricavi. Secondo, perché rispetto alle imprese familiari già presenti sul territorio possono invece richiedere le agevolazioni contributive unicamente in funzione di ipotesi di future assunzioni”.
Sulla questione interviene così il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi: “Non conoscono i territori, non hanno gli scarponi, non studiano, non sanno che l’Alto Reatino, ma anche Arquata del Tronto e tantissimi altri Comuni del centro Italia, si reggono al 99% sulle imprese familiari. In assenza di queste misure, i nostri territori non hanno un futuro ma nemmeno un presente. Le norme di accesso alla No Tax Area della Zona Franca Urbana – dice il Sindaco – vanno immediatamente corrette. E va prorogata di almeno un anno la sospensione sul pagamento delle tasse”.