Un Piano Marshall simile a quello messo in campo alla fine della seconda guerra mondiale, per rimettere in piedi l’Italia. È questa la proposta che il C.E.R. Protezione Civile, per bocca del suo Presidente Crescenzio Bastioni, rivolge agli Amministratori Pubblici per poter mettere in sicurezza la città di Rieti contro il rischio sismico.
“La storia passata di Rieti, – sottolinea Bastioni – ci rammenta dei forti terremoti che si sono succeduti in città nel corso del tempo, e dei tanti lutti e rovine che hanno lasciato al loro passaggio. Non dobbiamo perdere la memoria di vivere in una terra soggetta a forti terremoti. E il recente sisma che ha colpito l’alta valle del Velino è la riprova che dobbiamo imparare a convivere con la sua presenza. Per farlo abbiamo un’unica arma: la prevenzione. Ha ragione il Capo della Protezione Civile quando afferma che non è il terremoto di per sé che uccide, ma le case in cui viviamo e che in buona parte non sono in grado di resistere ad una forte scossa.
A Rieti abbiamo una visione abbastanza chiara riguardo lo stato in cui versa il patrimonio edilizio cittadino, rispetto al rischio sismico. Recenti studi di micro-zonizzazione sismica, condotta con fondi della Regione Lazio nel centro storico e nei quartieri limitrofi, hanno permesso di stabilire la natura dei terreni di fondazione su cui poggiano le case. Unitamente alla valutazione dello stato degli edifici, la loro età e il loro livello di manutenzione, si riesce a delineare un quadro di insieme su dove intervenire prioritariamente per eseguire i lavori di messa in sicurezza sismica. La mappa dell’esposizione sismica degli edifici è pubblica e la si può trovare on-line all’interno del Piano di Protezione Civile comunale.”
“Dallo studio, – prosegue Bastioni – risultano almeno 500 edifici tra pubblici (scuole ecc.) e abitazioni private, costruite prima del 74′, anno di entrata in vigore delle norme edilizie antisismiche, che necessitano di urgenti lavoro di adeguamento e messa in sicurezza sismica, per poter resistere al massimo evento tellurico atteso in città. La nota dolente è che per poter garantire la sicurezza di tutti questi edifici servono almeno 250 milioni di euro.
La proposta che facciamo agli Amministratori di Rieti è copiare ciò che ha fatto la città Norcia, che ha gli stessi problemi di Rieti riguardo il rischio sismico. Dopo la grande paura che si sono presi con il terremoto Umbro del ’97, gli amministratori della città hanno redatto un Piano ventennale di messa in sicurezza sismica di tutti gli edifici a rischio, così da diluire in un progetto pluriennale i costi elevatissimi dei lavori di messa in sicurezza. Soldi che hanno reperito dalla Regione, dai Fondi specifici statali e con progetti Europei, reiterati nel corso degli anni, in trance successive di lotti di lavori”.
“Risultato? Norcia ha subito il terremoto del 24 agosto scorso con la stessa intensità di Amatrice (sono praticamente alla stessa distanza rispetto all’epicentro del terremoto), Amatrice ha avuto quasi 300 morti, mentre Norcia solo qualche ferito e, la cosa più importante, moltissime case certamente lesionate ma nessun crollo, cosicché chi vi abitava è potuto uscire di casa con le proprie gambe senza riportare danni fisici. Se sono tutti sopravvissuti, lo devono alla lungimiranza dei loro amministratori” sottolinea Bastioni.
“Anche a Rieti, se vogliamo evitare un’ecatombe come è accaduto ad Amatrice, dovremo seguire le stesse modalità progettuali, necessariamente proiettate nel lungo periodo (almeno 20 anni), a causa dei costi impossibili da sostenere nel breve periodo. Una sorta di “Piano Marshall della messa in sicurezza sismica della città, che è una delle zone a più alto rischio sismico dell’Italia centrale. Pianificare lotti di lavori da 12/14 milioni di euro l’anno è possibile e fattibile, presentando progetti seri e con amministratori che si impegnino in prima persona per ottenere i finanziamenti necessari. Incominciando ad aprire i cantieri là dove le condizioni degli edifici sono più critiche e maggiormente esposti al rischio sismico. Prima iniziamo e prima finiamo. Perchè il terremoto non aspetta i nostri comodi” conclude Bastioni.