<<Lunedi 27 Luglio 2020 – La sospensione dell’attività lavorativa imposta durante l’emergenza Covid-19 ha messo a nudo le numerose criticità del sistema nazionale degli ammortizzatori sociali. Un groviglio di strumenti, ognuno caratterizzato da una propria arcaica (e complessa) procedura, che non consente agli addetti ai lavori di individuare celermente l’iter da seguire né di garantire il tempestivo sostegno economico ai lavoratori.
Oltre alla frammentarietà ed alla burocrazia del sistema, l’ammortizzatore sociale è oggi uno strumento desueto ed incompatibile con il mercato del lavoro.
La Confsal, rappresentata dal vicesegretario generale confederale Roberto Di Maulo e Mariella Mamone della Segreteria nazionale confederale, durante l’incontro, ha delineato i due capisaldi che devono orientare l’annunciata riorganizzazione degli strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa:
a) semplificazione, mediante la previsione di un unico ammortizzatore ordinario che, grazie a specifiche “causali”, sia in grado di adattarsi anche ad eventi straordinari. In tal ottica, lo strumento deve essere finanziato e reso fruibile a tutti i datori di lavoro del settore privato, a prescindere dal settore produttivo e dalle dimensioni occupazionali dell’azienda.
b) politiche attive. L’accesso all’ammortizzatore sociale deve significare, parallelamente, l’ingresso al mondo delle politiche attive e della formazione professionale.
Il mercato del lavoro odierno (insieme all’esigenza di preservare le casse dello Stato) ci impone di cambiare l’approccio “passivo” che caratterizza la cassa integrazione: l’obiettivo è quello di garantire il reddito del lavoratore favorendo il suo re-inserimento occupazionale (anche all’interno della medesima azienda), non conservare un posto di lavoro destinato a scomparire.
Non si può parlare di riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, senza una rivoluzione nel mondo delle politiche attive: il potenziamento dei centri per l’impiego e la realizzazione di un canale “unico” ed “ufficiale” di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro divengono aspetti imprescindibili.
Il Governo sembra muoversi in questa direzione, come dimostra il “Fondo nuovo competenze” introdotto con l’art. 88 del Decreto Rilancio. Adesso serve portare a regime quel meccanismo.
La drammatica emergenza Covid-19 potrebbe rappresentare l’occasione storica per definire un piano omogeneo e strutturale di riforma del lavoro. Un piano che l’Italia aspetta da decenni – ha concluso la Confsal.
Di seguito il comunicato della Confsal inerente l’oggetto: FUNZIONE PUBBLICA – Protocollo sicurezza per il pubblico impiego
Si è svolta in data di venerdì 24 luglio 2020 la riunione conclusiva in Funzione Pubblica sul protocollo sulla sicurezza per tutto il pubblico impiego.
La Confsal esprime soddisfazione per il lavoro svolto al tavolo negoziale in un momento che continua ad essere di difficoltà per il Paese e per le pubbliche amministrazioni, i cui dipendenti – in ogni caso – anche nei momenti più terribili della pandemia, hanno svolto egregiamente il proprio dovere, assicurando le attività indifferibili in presenza, prime tra tutte quelle realizzate in modo encomiabile in ambito sanitario, e in modalità di lavoro agile.
“E’ un ottimo risultato – affermano i componenti la delegazione Confsal, il vice Segretario confederale e Vicario, Massimo Battaglia e la Vice Segretaria Generale Lucia Massa – in cui con un processo negoziale rispettoso dei ruoli e delle regole, con il coinvolgimento delle Confederazioni rappresentative del pubblico impiego, siamo giunti a un testo condiviso capace di essere punto di riferimento per tutte le amministrazioni”.
Inoltre il contributo della Confsal è stato particolarmente apprezzato ed ha portato all’inclusione nel documento di alcune richieste della nostra confederazione, tra cui la possibilità di stipulare apposite convenzioni con il mondo del volontariato per assicurare alcune attività connesse alla sicurezza”.
“Tutte le Federazioni del Pubblico Impiego della Confsal saranno impegnate a far applicare il Protocollo alle rispettive amministrazioni secondo le specificità proprie di ogni settore, dalla scuola, alla sanità, alle funzioni centrali, alle funzioni locali”.>>
Elvira Serafini, Segretario Generale