Non sono le parole di un esponente di un’Associazione ambientalista ma è il giudizio di Galan, Ministro dei Beni Culturali del Governo Berlusconi, riguardo le Norme Contenute nel Piano–Casa della Regione Lazio, norme espressamente inserite per favorire i devastanti Progetti nella Vallonina della Società I.S.I.C. e del Sindaco di Leonessa.
Il fatto che tale Piano venga contestato addirittura da destra, oltre alla soddisfazione di veder riconosciute ancora una volta le ragioni da sempre sostenute da Sinistra ecologia e Libertà a livello locale e regionale, impone che il Centrosinistra operi una profonda riflessione su come valorizzare e rilanciare il Terminillo senza inseguire gli sciagurati Progetti delle Amministrazioni locali e regionali guidate dal centrodestra. Chi ancora vagheggia improbabili Supersky al Terminillo ed improponibili rivalità con le stazioni del nord, deve riflettere sulle mutate dinamiche dei flussi turistici e sul reale target cui la nostra stazione turistica può puntare.
Osservato ancora una volta che il Terminillo non può essere una montagna dedicata esclusivamente allo sci alpino e che in ogni caso questo rappresenta solo una delle forme di fruizione, che ha pari dignità con lo scialpinismo e lo sci di fondo, l’alpinismo, l’escursionismo e l’osservazione della natura, occorre trovare una soluzione per il rilancio di ognuna di esse, nel completo rispetto delle peculiarità ambientali prima ancora che delle Leggi vigenti. E’ forse da qui che bisogna ripartire per costruire una prospettiva a breve termine prima della scomparsa definitiva dello sci alpino al Terminillo.
1. Rifinanziare le Leggi Regionali specifiche per il Terminillo: L.R. 62/90 “Interventi per lo sviluppo delle stazioni sciistiche” – L.R. 34/98 – art.10 “Interventi per lo sviluppo socio-economico della Provincia di Rieti – collegamenti a fune…”
2. Favorire il recupero di quanto esistente nei due versanti e tecnicamente valido per la prospettiva di un bacino unitario Rieti–Cantalice–Leonessa, condizionando i finanziamenti alla sottoscrizione di un patto di gestione unitaria tra i gestori pubblici e privati, anche con eventuali adeguamenti temporanei di impianti strategici per l’unitarietà del bacino (leggi Cardito nord).
3. Rifinanziare il c.d. scavalco, giunto ad un passo dall’autorizzazione finale per avere in tempi brevissimi i due versanti collegati e quindi un bacino unico.
4. Potenziare l’offerta con piste a quota più alta utilizzando i territori del Comune di Cantalice intermedi tra i due bacini (i c.d. Valloni), già utilizzati saltuariamente per lo sci alpino e completamente raggiungibili con la realizzazione di due soli impianti a basso impatto ambientale.
Va da sé che anche questa soluzione comporta sacrifici dal punto di vita ambientale, sopportabili solo se si attuano reali azioni di recupero e ripristino dei danni causati in passato da impianti dimessi, inutili tagli di bosco, cave, strade impercorribili oltre che inutili, scavi e sbancamenti mai rinerbiti, scheletri di fabbricati illegittimi. Per attuare quindi una reale politica di rilancio del Terminillo occorre fermare per sempre le estemporanee iniziative campanilistiche dei singoli Comuni attraverso l’istituzione del Parco Naturale, unico organismo in grado di gestire unitariamente il Massiccio e normare, tramite il Piano d’assetto ed anche oltre le schematiche Leggi Regionali, l’utilizzo delle diverse peculiarità ambientali presenti sulla montagna.
Per i Comuni ove non sia opportuno insediare attrezzature per lo sci andranno studiate misure di valorizzazione e potenziamento delle altre forme di fruizione già citate, a cominciare dallo scialpinismo e lo sci nordico (il fondo) che riscuotono crescente successo ed hanno un impatto ambientale nullo.
In questa visione unitaria di utilizzo del territorio secondo le sue reali vocazioni non c’è spazio per Progetti come quello nella Vallonina, o per iniziative similari ancora in circolazione, poichè esse causerebbero la devastazione di una delle più belle ed integre zone degli Appennini, giustamente tutelata dalle Normative Comunitarie, costituita dalle praterie d’altura (Prà dei sassi), dalla Faggeta di Vallonina, e da tutto l’habitat collegato.
Ed ancor prima delle Norme è il diritto dei cittadini di fruire almeno una parte della montagna senza le profonde modificazioni che tali progetti comportano, a rendere tali iniziative improponibili oltre che superabili dalle alternative proposte e sostenute con convinzione da Sinistra ecologia e Libertà e dai suoi rappresentanti istituzionali a livello locale e regionale.