Scuola, giovedì alla CGIL assemblea con docenti e personale ATA

Il 26 novembre, la Corte di Giustizia Europea, con una sentenza che ha valore storico per il nostro Paese, ha sancito che la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della Scuola è contraria al diritto dell’Unione.
Giovedì 18 dicembre, alle ore 16,30, presso la Camera del Lavoro Territoriale CGIL in via Garibaldi, 174 Rieti, la FLC CGIL ha indetto un’assemblea rivolta a tutti i lavoratori precari (Docenti e ATA) della Scuola per fornire informazioni e illustrare le procedure da seguire per far valere i diritti riconosciuti da questa sentenza.
L’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato, sottoscritto il 18 marzo 1999, con la clausola 1 persegue i seguenti obiettivi:
a) migliorare la qualità del lavoro a tempo determinato garantendo il rispetto del principio di non discriminazione;
b) creare un quadro normativo per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato.
Sempre nell’accordo quadro (clausola 4) si legge:
«Per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive».
Questo, nel tempo, ha creato un contenzioso legato non solo al diritto del personale precario della Scuola di vedersi riconoscere un contratto a tempo indeterminato, ma anche al riconoscimento dell’anzianità di servizio. Il personale di ruolo, infatti, come sancito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, ha diritto ad una serie di progressioni stipendiali legate all’anzianità. Il personale precario, assunto e licenziato ogni anno, a queste progressioni non ha diritto. Da anni, su questo argomento, la FLC CGIL e le altre sigle sindacali della Scuola hanno proposto e continuano a proporre ricorsi.
Sempre l’accordo quadro europeo, prevede che:
“Per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e della prassi nazionali, … dovranno introdurre … una o più misure relative a:
a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti;
b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi;
c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti.”
La normativa italiana:
· La legge n. 124/1999 sancisce che alla copertura delle cattedre e dei posti di insegnamento che risultino effettivamente vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre e che rimangano prevedibilmente tali per l’intero anno scolastico, si provvede mediante il conferimento di supplenze annuali, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale docente di ruolo;
· Il ricorso a contratti a tempo determinato nel settore pubblico è disciplinato dal decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, con le successive modifiche dettate dalla legge del 3 agosto 2009, n. 102 e dalla legge del 12 luglio 2011, n. 106. In queste norme, in sintesi, vengono esclusi dalla stabilizzazione del rapporto di lavoro i precari del mondo della Scuola (personale docente ed ATA), “considerata la necessità di garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo anche in caso di assenza temporanea del personale docente ed ATA con rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed anche determinato”.
Nel comunicato stampa che ha fatto seguito alla sentenza del 26 novembre, la Corte di Giustizia Europea, dopo aver sottolineato come i pubblici concorsi per l’assunzione di personale docente di ruolo (concorsi a cattedre) siano stati sospesi dal 1999 al 2011, “giunge alla conclusione che l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato non ammette una normativa che, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali dirette all’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito a causa di un siffatto rinnovo.
Tale normativa, infatti, non prevede criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo risponda ad un’esigenza reale, sia idoneo a conseguire l’obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine. Essa non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a siffatti contratti.”
L’esito di questa sentenza era prevedibile e, non a caso, il Governo Renzi aveva in qualche modo cercato di ridurne le conseguenze con la comunicazione “preventiva” della stabilizzazione del rapporto di lavoro per 150.000 precari della Scuola.
La FLC CGIL, già nel 2010, dimostrava, conti alla mano, che il costo sostenuto dallo Stato per un lavoratore precario della Scuola è pressoché equivalente a quello di un lavoratore di ruolo. Ma la Corte di Giustizia Europea ha stimato che fra il 2006 e il 2011 la percentuale di contratti a tempo determinato nella Scuola italiana risultava compresa fra il 13% e il 16% del totale. Considerando l’inesistenza di un vantaggio economico per lo Stato, sembrerebbe misteriosa la ragione per cui negli ultimi 10 anni si sia fatto un ricorso crescente a queste forme contrattuali esponendo il Paese al rischio di sanzioni da parte dell’Europa. Nella realtà, il reiterato ricorso nella Scuola ai contratti di lavoro a tempo determinato ha delle “ragioni obiettive” facilmente identificabili.
Fin dal 2000, le Leggi Finanziarie e di Stabilità, i provvedimenti urgenti per l’economia e la finanza, le cosiddette riforme della Scuola (Moratti e Gelmini), hanno avuto come obiettivo prevalente la riduzione del personale della Scuola e la riduzione dei punti di erogazione del servizio scolastico. Dal momento che la legge non consente di licenziare il personale di ruolo, l’unico strumento disponibile per perseguire questo obiettivo era costituito dalla riduzione del turn over con il conseguente incremento del personale precario. In pratica, non potendo licenziare il personale di ruolo, il MIUR si è creato un’abbondante riserva di precari sulla quale riversare i tagli di personale tutte le volte che la finanza pubblica (a loro insindacabile giudizio) li rendeva necessari.
Si pensi che il solo Decreto Brunetta del 2008 ha determinato la riduzione di 90.000 posti di lavoro per gli insegnanti e 45.000 posti di lavoro per il personale ATA.
E i tagli continuano. Ad esempio, nella nostra provincia quest’anno, a fronte di una popolazione scolastica sostanzialmente invariata rispetto al passato anno scolastico, il cosiddetto “dimensionamento scolastico” ha tagliato 6 Istituti scolastici (sedi di Presidenza) e 13 punti di erogazione del servizio scolastico.
Questa politica di continui tagli non genera solo problemi occupazionali, la mancanza delle necessarie risorse umane e finanziarie sta mettendo a dura prova il funzionamento dell’intero sistema scolastico.
Da anni la FLC CGIL e la CGIL confederale si battono contro questa politica e, non a caso, tra le rivendicazioni dell’ultimo Sciopero Generale del 12 dicembre, avevamo condiviso con la UIL le seguenti richieste:
· obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni,
· più risorse alla Scuola: servono 17 miliardi in 5 anni per far funzionare a dovere le scuole italiane (didattica, edilizia, personale),
· estensione al Personale ATA delle assunzioni a tempo indeterminato (la “Buona Scuola” di Renzi prevede di assumere solo docenti),
· sblocco dei contratti dei lavoratori della Scuola, fermi dal 2007.
Noi della FLC CGIL abbiamo espresso e continuiamo ad esprimere soddisfazione per la sentenza del 26 novembre della Corte di Giustizia Europea in tema di precariato nella Scuola italiana e sosteniamo con i nostri uffici legali i lavoratori per far valere dei diritti che rivendichiamo per loro da anni.
Nel corso dell’assemblea di giovedì 18 luglio alle ore 16,30 presso la Camera del Lavoro Territoriale CGIL in Via Garibaldi 174 a Rieti, forniremo informazioni a TUTTI i precari aventi titolo e che hanno interesse a far valere le proprie ragioni.