Al termine di un confronto serrato, anche se non del tutto privo di comportamenti poco edificanti, credo di poter affermare che gli obiettivi alla base della scelta di candidarmi a segretario provinciale del PD siano stati raggiunti. Ero infatti consapevole dell’intenso fuoco di sbarramento cui sarei stato oggetto: pressioni a tutto campo sui circoli , false accuse finalizzate a delegittimare una candidatura subito apparsa come momento di discontinuità rispetto ai parametri adottati nel recente passato per individuare la figura di segretario provinciale del PD. Così ci si è inventati di una mia scarsa lealtà nei confronti del partito, oppure il fatto che io fossi non altro che la marionetta di qualche reprobo, con il quale, comunque, quanti me ne accusavano ora avevano sottoscritto accordi sino a poco tempo prima. Ma mentre su questi temi nei pubblici dibattiti che si sono sviluppati non è stato difficile riportare il ragionamento sulla natura del partito, la sua capacità di organizzarsi, le sue finalità, alcuni altri comportamenti hanno finito per incidere in modo evidente sull’esito del congresso. Ovviamente non voglio dire che tali comportamenti siano stati decisivi sulla vittoria finale di Antonio Ventura. Certo è che movimenti poco chiari di tessere ci sono stati, così come lo spuntare di circoli di cui non si conosceva l’esistenza. Aspetti sicuramente da censurare e di cui, si spera, i democratici sapranno definitivamente liberarsi.
Il conteggio finale mi attribuisce un consenso del 33,55% sul totale dei voti espressi. Si tratta di un risultato che considero lusinghiero e che premia l’impegno e la passione delle centinaia di militanti che hanno partecipato ai congressi di circolo a sostegno della mia proposta programmatica di rinnovamento del Partito Democratico.
Coerentemente con la mia visione, ringrazio di cuore non solo quanti mi hanno votato, ma anche tutti gli altri partecipanti che hanno vissuto direttamente e con intensità il confronto politico. Questo è il vero cuore pulsante del partito, quel cuore che il nuovo gruppo dirigente dovrà porre al centro del progetto.
Ovviamente la nostra proposta di rinnovamento dei dirigenti, così come dei metodi, rimane fortemente in campo e metterà alla prova la volontà reale di cambiamento pure dichiarata dal candidato Ventura. Insomma il percorso per liberarci di pratiche poco trasparenti e democratiche nella formazione della volontà politica e delle scelte a tutti i livelli è iniziata e non potrà certo fermarsi. Allo stesso modo, con spirito sicuramente unitario, sapremo valutare la rispondenza ai criteri di qualità cui dovranno ispirarsi le scelte nella formazione del nuovo gruppo dirigente federale, convinti che tale impostazione possa essere accolta.
Lo facciamo per rendere più forte e credibile il Partito Democratico e nella consapevolezza che questo partito rappresenti un baluardo decisivo alla deriva plebiscitaria e personalistica che sta mettendo in pericolo la stessa democrazia italiana.