Santa Rosa da Viterbo in un dipinto custodito nella cattedrale di Santa Maria del Popolo a Cittaducale

“Mi piace rileggere gli eventi camuffati da “coincidenze”, come qualcosa di già scritto ma che si deve solo materializzare. Cosa mi ha portato in visita all’interno degli ambienti della cattedrale e del palazzo vescovile di Cittaducale? L’adesione a un club di motociclisti di Viterbo, e più esattamente al Viterbo Chapter dove i possessori di Harley-Davidson condividono la passione dei viaggi in moto.

Dopo il terremoto di Amatrice del 2016, inoltre, Giovanni Zanobi, responsabile del gruppo motociclistico Harley-Davidson di Viterbo, iniziò ad organizzare un giro turistico in moto per riportare un po’ di vita dove le macerie lo consentivano. Tre anni dopo, tra le buone intuizioni e una impeccabile organizzazione, l’evento è diventato di carattere nazionale, richiama centinaia di moto del marchio americano, lascia sul territorio un importante contributo.

Lo scorso fine settimana si è conclusa la 5^ edizione. Ma di questo ne parliamo più dettagliatamente in un altro comunicato dal titolo: Nasce a Viterbo e subito diventa nazionale. Solidarietà in moto per le zone del sisma del 2016. Harley-Davidson: passione, fratellanza, sentimenti, vita. (clicca qui per leggere).

Ok, ma cosa c’entra santa Rosa? La nostra Santa è nel simbolo del Chapter di Viterbo. Inusuale per un ambiente sano, gioviale e sportivo quanto vogliamo, ma che si ispira ai motociclisti americani tutta birra, barba, borchie e patacche sui loro giubbetti. Questa, tuttavia, è la realtà viterbese: prima santa Rosa!

Cittaducale è stata una tappa di questa 5^ edizione, luogo riproposto anche nei precedenti raduni, ma chi scrive è la prima volta che vi partecipa e segue il consueto programma di visita guidata.

La sorpresa, tuttavia, ci aspettava all’interno della cattedrale di Santa Maria del Popolo, datata 1502, al tempo, sede vescovile. Rimaneggiata e ampliata nel corso dei secoli è oggi adibita a chiesa parrocchiale, museo sacro e alloggio del parroco. La facciata, rimasta pressoché originale tranne pochi adattamenti, affaccia sulla omonima piazza, luogo d’incontro e scambio merce con i mercanti che percorrevano la via del sale (Salaria), una piazza dove affacciavano anche il palazzo del Capitano e altri maestosi edifici. La città stessa è sotto la protezione mariana e di sant’Emidio, invocato come protettore dei terremoti.

In questo contesto, oggi, museale, la guida ci indica due grandi quadri ad olio raffiguranti santa Chiara e, nella parete di fronte, santa Caterina d’Ungheria.

In quell’istante ho spento l’udito, mi sono posto davanti al dipinto per fotografarlo con i mezzi a disposizione (il cellulare), incredulo di cosa avevo appena ascoltato, poiché quei segni iconografici corrispondevano alla nostra Santa: corona di rose in testa, crocifisso sulla mano destra, rose nel grembiule a ricordare il miracolo del pane trasformato in rose.

Per non peccare di presunzione e lasciando sempre una porta aperta per quelle cose che potrei non conoscere, chiedo conferma alla guida della descrizione fatta ed espongo, al tempo stesso, il mio pensiero. Guai a elevarsi esperti in tutto, ma un dubbio, cauto e rispettoso, è lecito. E così, con altrettanta umiltà, la guida che a sua volta aveva ricevuto quelle informazioni da autorità superiori, si è dimostrata disponibile a rivedere la descrizione qualora avesse ricevuto prova che il dipinto fosse da attribuire a santa Rosa da Viterbo.

Era ora di pranzo e, per non disturbare troppo, invio un più discreto messaggio con relativa foto del quadro a suor Francesca, custode del Santuario di santa Rosa da Viterbo. Dopo poco arriva la sua telefonata che mi conferma trattarsi di santa Rosa ma, per maggiori dettagli, mi passa la dottoressa Eleonora Rava, del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, non tanto per confermare l’iconografia della nostra Santa, ben evidente, quanto per spiegare, attraverso i segni iconografici del quadro, per quali motivi non poteva trattarsi di santa Caterina d’Ungheria.

Per i devoti di santa Rosa da Viterbo ecco che nasce un nuovo pretesto per fare visita a Cittaducale Il luogo è bello, ospitale, si mangia bene e si porta un piccolo aiuto al territorio, ma anche un saluto alla nostra Santa”.

Maurizio Pinna