Non è tempo di polemiche perché il momento della sanità è delicato e l’unità di intenti tra tutti i soggetti, a vario titolo, coinvolti è indispensabile per superare le attuali difficoltà. Ma una costatazione ci è doveroso farla.
Unità di intenti, appunto, è quella che serve, che vorremmo e che purtroppo, al netto di ovvie e scontate dichiarazioni di circostanza, riscontriamo non esserci da parte di importanti soggetti politici ed istituzionali.
Nel mese di giugno i primi a lanciare l’allarme, purtroppo inascoltati, sono stati i sindacati a tutela della sanità di tutto il territorio, poi sono arrivati i decreti estivi del Commissario ad acta e molti primari, associazioni, cittadini, come anche la Diocesi, hanno espresso preoccupazione e contrarietà ai piani della Regione Lazio. Ed è stata proprio quest’ultima, la Diocesi, appunto, che con concetti semplici, efficaci e veritieri, che ha espresso alcune considerazioni che condividiamo a pieno.
Infine è esploso il “caso” Amatrice, cgil cisl e uil ne condividono la battaglia e sono a fianco della popolazione tutta per sostenere la determinazione dimostrata per la difesa del loro diritto alla salute. Chi critica il sindaco Pirozzi dovrebbe avere idee, avanzare proposte e azioni alternative. Ma, ad oggi, di tutto questo, non vediamo neanche l’ombra.
Amatrice rappresenta solo una parte dei problemi sanitari del nostro territorio eppure è riuscita ad attrarre l’attenzione non solo dei media locali, ma anche di quelli nazionali. Segno che, quando si è determinati nella difesa dei propri diritti, essere piccoli ha poca importanza. Con la sua azione il Comune di Amatrice ha tolto l’alibi a chi, anche strumentalmente, nasconde le proprie responsabilità dietro la pochezza dei numeri.
La nota diramata dall’onorevole Fabio Melilli, Deputato e Segretario del PD Laziale, è imbarazzante per l’evidente appiattimento sulle posizioni della Giunta Regionale. Onorevole Melilli, il piano di rientro dal deficit sanitario è doveroso, ma Rieti è stanca di subire discriminazioni che Lei, per il ruolo che ricopre, dovrebbe essere il primo a contestare.
I decreti del Commissario ad acta Zingaretti riducono l’offerta sanitaria nel nostro territorio privilegiando altre realtà regionali, su queste scelte ci piacerebbe conoscere con trasparenza i criteri ispiratori. I cittadini lo hanno compreso e si stanno mobilitando. Cercare di anestetizzare una giusta rivendicazione, sminuendo e negando la portata devastante dei decreti, non fa gli interessi del nostro territorio.
Se non si comprende questo, oltre a rivedere il modello ospedaliero che risale ormai a 40 anni fa, forse sarebbe anche il caso di rivedere anche la rappresentanza di questo territorio troppo spesso inadeguata.
A CGIL, CISL, UIL non bastano più le rassicurazioni generiche e confuse della politica ma attendiamo atti e impegni concreti.