Che riformare la sanità Laziale sia un compito davvero complesso è cosa nota a tutti e soprattutto quando il filo conduttore scelto è il risparmio sulla spesa sanitaria. Il rischio però, quando si percorre questa strada è di scontentare tutti. Né è dimostrazione quanto, in questi giorni, il Presidente della Regione Lazio, o Commissario “ad acta” della sanità, che dir si voglia, sta facendo: funamboliche acrobazie fra Case della salute, laboratori analisi e centri nascite, con dichiarazioni rassicuranti in tutte le province, che ormai non più credibili, hanno l’effetto di scontentare tutti. Proprio quanto accaduto con i laboratori analisi.
Il S. Filippo Neri, che per decreto diventa HUB di riferimento per i laboratori analisi di altre ASL Romane e di Rieti, ma la preoccupazione reale anche lì è il declassamento della struttura reso meno doloroso dalla alquanto bizzarra trovata del potenziamento del laboratorio analisi subito finanziato per essere ristrutturato e modernizzato, in barba di quello reatino già moderno, efficiente ed organizzato, che senza remore è stato sacrificato di nuovo sull’altare della strategia degna di un abile giocoliere che riesce a scontentare tutti, da Roma a Viterbo passando per Alatri e Frosinone. La “magia” più importante si fa a Rieti, dove con una parola semplicissima si rassicura tutta la popolazione: a Rieti rimarranno tutte le attività, a cui sarebbe d’aggiungere “State sereni”.
Ora, vorremmo sapere dal Presidente quale sanità ha in mente, quale riorganizzazione, quale progetto, quali e quante strutture rimarranno, quali investimenti sul territorio, quanta sanità intermedia e quanta integrazione con i comuni; il progetto è ancora segreto, sconosciuto anche ai direttori Generali, che entro il 15 ottobre dovrebbero inviare il nuovo atto Aziendale in Regione per l’approvazione e la successiva adozione.
Bisognerà certo cambiarla questa sanità malata, stanca, disorganizzata e anche troppo piena di interessi particolari, ma davvero il nuovo somiglia sempre più al peggio del vecchio.
Nota di Marino Formichetti Uil Rieti