Lunedi 13 novembre, Paolo Bianchetti Segretario Cisl Rieti, è stato ospite di Radiomondo all’interno della trasmissione pomeridiana “Flipper”. Con lui si sono affrontati vari temi: lavoro, provincia, trasporti, giovani.
Dopo il sisma e con le ultime notizie sui prossimi lavori inerenti Salaria e ferrovia, come vede la situazione la Cisl Rieti?
“Come Cisl abbiamo reagito alla venuta del Ministro Delrio in modo abbastanza pacato, non volevamo essere dei provocatori. Abbiamo esultato moderatamente perché tutto ciò che il Ministro ci ha riferito va nella direzione che la Cisl come sindacato da più di 25 anni chiede. Il problema è che ci aspettiamo di esultare nel momento in cui vedremo aperti i cantieri, perché se parliamo della Salaria per Roma possiamo farlo solo a cantieri aperti. Dal 2006 ascoltiamo di grandi e definitivi interventi sulla Salaria, ad oggi non abbiamo visto nulla, quindi lasciateci quel sottile beneficio del dubbio. Poi ho un po’ rincarato la dose, ho aggiunto che quasi quasi esulteremo a lavori ultimati. Questo per spronare le Amministrazioni e la politica. Esultiamo, però iniziamo a far vedere che da Rieti cominciano i lavori, raddoppio della Salaria e lavori alla ferrovia, tutto direzione Roma.”
La zona di frontiera per chi abita a Rieti è Osteria Nuova?
“Parlando di Salaria o di ferrovia dopo due o tre giorni ho letto qualcosa su alcuni sindaci del PD della Sabina che giustamente o non giustamente hanno sottolineato delle criticità sul territorio. Questo fa il paio con quello detto prima, come abbiamo l’annuncio positivo abbiamo anche qualche scricchiolio da un’altra parte. Per vincere questa battaglia dobbiamo essere tutti uniti.”
Pensi che nei prossimi anno ci sia una volontà politica di trasferire il capoluogo di provincia in Sabina?
“Innanzitutto questa domanda la inserisco in un contesto più generale che è quello della riorganizzazione delle Province che è stata un disastro. Credo che la politica debba riconoscere a Rieti quello che merita.”
Credi ci possa essere un’idea di spostamento amministrativo in Sabina?
“Di spostamenti amministrativi negli ultimi 15 anni ne abbiamo visti diversi. Spero che questa emorragia si arresti. Non credo se è vero che la politica ha fatto coscienza di sè, che ha abbandonato le aree interne del Paese, rendendosi conto che a causa del sisma di non aver mai investito, questo dubbio non ce lo dovremmo porre. Certo, se continuiamo a gestire la macchina Amministrativa con la logica dei numeri, come Cisl diciamo che il paniere dei numeri va modificato. La logica dei numeri è: quante accettazioni si fanno all’ospedale di Rieti? Quanti residenti ha Rieti? ecc., dove per logica di numeri è sempre comparato con il numero degli abitanti. Se questo è il parametro noi lottiamo contro il nulla. Se facciamo capire, invece, che i numeri potrebbero essere alti, ad esempio: quanti comuni ha la provincia di Rieti? Quanto territorio è in collina o montagna? Cambiando la tipologia dei numeri riusciremmo a far capire che determinate scelte politiche per le aree interne dovrebbero cambiare.”
In un fanta futuro di 20 anni, la sopravvivenza di Rieti potrebbe passare per una macro area con eliminazione dei paesi, tutti sotto la gestione del capoluogo?
Noi veniamo da una unificazione di un territorio con realtà culturali ed orografiche ben diverse. Abbiamo creato una condizione diversa in 50 anni e a creare una coesione culturale e di trasporti che possa arrivare a quello che potremmo immaginare tra 20 anni con questa domanda? Certo, potrebbe essere un percorso che consentirebbe a Rieti si sopravvivere, però per raggiungere questo percorso le comunità le devi far vivere. Tra venti anni un terzo delle comunità delle quali parliamo oggi vivranno ancora? Rieti e provincia vivono un gap generazionale impressionante tra i 18 e i 35 anni. I ragazzi una volta diplomati vanno via, lasciano il territorio e tornano solamente nel weekend o una volta l’anno. O capiamo che colmare il gap generazionale significa dare un futuro al territorio, non colmarlo significa andare verso un dormitorio per anziani.
Alcuni residenti del centro storico sono preoccupati per il rumore del sabato sera
“Ricordo, quando uscivo il sabato sera, che stando all’interno del centro storico ci si sentiva sicuri. Ricordo confusione, locali, amici, e vedevo una città viva. All’epoca i residenti del centro storico erano anche di più. Vuoilal crisi economica, il ricambio generazionale, spero che venga eliminata la tolleranza zero sulla possibilità di non poter fare rumore. Si dovrebbe capire che la libertà mia finisce dove inizia la tua.”