“Oramai non passa giornata che non si legga, all’interno delle pagine di quotidiani online o carta stampata, di attacchi e conseguenti violente repliche, tra esponenti politici locali.
Quando non ce la facciamo più, quando arriviamo al limite della sopportazione, quando non riusciamo più a tollerare qualcuno o qualcosa, quando crediamo che dire semplicemente basta non sia abbastanza, quando pensiamo che le buone maniere non siano più sufficienti, quando siamo in una di queste situazioni spesso pensiamo che un’espressione offensiva, gergale, un attacco alla persona, sia più netta e di maggiore effetto rispetto a una dialettica più equilibrata. L’attacco personale, laddove non si arrivi all’insulto, diventa strumento per aumentare il peso specifico delle proprie parole, per determinare l’urgenza di una critica, per sottolineare la gravità del pensiero o dell’azione del destinatario della nostra invettiva. Siamo al punto in cui una persona che attacca un’altra persona, viene vista come qualcuno che parla chiaro, che dice le cose come stanno, che ha il coraggio di dire le cose in faccia.
E’ evidentemente l’uso di una grammatica fuori controllo che ha liberalizzato il turpiloquio, il ricorso a parole violente, eccessive, per forzare nella direzione dello sdegno emotivo e del rifiuto morale di situazioni, comportamenti e persone, che non ricadono più nello sberleffo spiritoso alla Totò. Ma diventano invettiva personale.
Questo modus operandi, è diventato ormai la triste e squallida quotidianità del confronto politico. È come un progressivo imbarbarimento dei rapporti in cui, per ritornare a riavvicinarsi al popolo, se ne assumono tutti gli aspetti più deteriori in nome di una supposta semplificazione tesa a “parlare chiaro”. È una specie di marea che ha ormai iniziato a sommergere tutto, e tutti. Una marea di invettive e turpiloquio.
La violenza dialettica non è parlare chiaro, non trasmette un’idea, è solo uno sfogo di rabbia, un coprire un vuoto con parole pesanti e ingombranti.
NOME Officina Politica e tutti i suoi iscritti, non possono e non vogliono accettare questo modo di rapportarsi nel panorama politico locale per di più con un utilizzo strumentale dei social.
Non possiamo accettare, principalmente come persone ma altrettanto scioccati come cittadini e per concludere come associazione civica, che la dialettica politica in città, come in provincia ed in tutte le altre sedi istituzionali regionale e nazionali, possa continuare a svolgersi con toni da corrida, soprattutto se i toni e gli attacchi sono indirizzati alla sfera personale di una persona.
Siamo consapevoli che oramai si sia portati a parlare di populismo dopo la debacle della politica con la P maiuscola, ma siamo altresi fiduciosi che coloro che si trovino a lavorare al fianco di rappresentanti istituzionali democraticamente eletti che preferiscono l’attacco frontale e personale, in sostituzione di un serio e pacato confronto di idee, si attivino perché questi ultimi siano opportunamente richiamati al loro dovere istituzionale, prendendo le distanze da questo modus operandi.
Un assessore di una giunta comunale, palesemente incapace di tenere un comportamento adeguato al suo ruolo, ha il dovere di rendere pubbliche scuse al diretto interessato del suo attacco e alla cittadinanza intera che rappresenta per lo squallido teatrino.
Diversamente dovremmo prendere atto che nella nostra comunità, si è perso il senso della misura.”
NOME Officina politica – Riccardo Catelli