REGOLAMENTO CACCIA AL CINGHIALE, COLDIRETTI: MELILLI CI HA PRESO IN GIRO

Aldo Mattia

“Il Regolamento autorizzato dalla Provincia, per il problema cinghiali, è una vera presa in giro, Melilli ha preso in giro Coldiretti, è la obiettiva conseguenza di una seria analisi dei nostri esperti. Di fatto regola solo l’attività venatoria e sportiva, ma ignora completamente le necessità e i problemi degli agricoltori, c’è una totale assenza di provvedimenti in grado di tutelare il mondo agricolo.

Considerando che poi ancora siamo fermi ai rimborsi del 2007 la situazione evidenza una criticità gravissima e di conseguenza una totale inadeguatezza della Provincia di Rieti a trovare soluzioni a 360°. Al riguardo siamo stufi di sentirci dire, dall’assessore Pastorelli, che il problema rimborsi non lo riguarda in quanto l’erogatore è la Regione, crediamo che un Ente attento avrebbe dovuto fare il possibile per recuperarli”, hanno dichiarato il direttore di Coldiretti Rieti Aldo Mattia e il presidente Enzo Nesta, nella conferenza stampa che si è tenuta in viale Morroni, una conferenza stampa finalizzata a comunicare una serie di proposte che dovranno portare ad una integrazione del Regolamento nell’arco di 15 giorni, dopo i quali Coldiretti si troverà costretta a conquistare il  centro storico con cinghiali al seguito.

La decisione è stata comunicata, anche via cartacea, con una lettera di “Osservazioni al regolamento caccia al cinghiale” indirizzata a Fabio Melilli e Oreste Pastorelli.

Il Regolamento appena approvato, per Coldiretti,  limitandosi a stabilire le modalità di gestione della caccia al cinghiale, non affronta in maniera incisiva il problema di contenimento dei danni provocati in agricoltura. Per tale specie non vi è prevista intanto alcuna zonizzazione, assolutamente necessaria, attraverso l’individuazione di aree a prevalente destinazione agricola in cui non è ammessa la presenza di cinghiali aree a rilevante compresenza di agricoltura ed  ambienti naturali in cui è tollerata una bassa densità di cinghiali aree a prevalente destinazione naturalistica caratterizzate dalla presenza di zone boscate, in cui è ammessa una densità elevata di cinghiali.

Inoltre è importante introdurre il divieto di immissione di nuovi capi, fatta eccezione per le imprese agricole che abbiano allevamenti rigorosamente recintati. Ma la proposta più interessante riguarda l’abbattimento, il direttore Aldo Mattia consiglia di imitare altre regioni.

“Si segnala, a titolo di esempio, l’iniziativa adottata nelle Marche,  che ha introdotto una norma ai sensi della quale la provincia, qualora le misure ordinarie di abbattimento selettivo non risultino efficaci a contenere il soprannumero di cinghiali, autorizza forme di prelievo esercitate in forma collettiva, quali battuta, braccata e girata, anche in tutte le zone e nei periodi preclusi all’attività venatoria, utilizzando, come prevede il disegno di legge 276s, attualmente in discussione al Senato, anche armi ad anima liscia di calibro non superiore al 12, o armi ad avancarica con munizioni a palla unica, da parte degli stessi agricoltori e conduttori di fondi agricoli”, ha spiegato il direttore.

Mattia e Nesta hanno sollecitato infine la necessità di una reale sinergia tra pubblico e associazioni di categoria, in questo caso le Organizzazioni Professionali Agricole per nulla interpellate, nonostante la Coldiretti sia, di fatto, stata l’unica a portare per prima sul tappeto più volte il problema coinvolgendo i politici di Palazzo Dosi, la prima volta addirittura un anno fa, in occasione degli Stati Generali.