Regione, dal 3 febbraio parte la discussione in commissione sul piano rifiuti

Rieti, Nicola Zingaretti Presidente della regione Lazio

Consiglio LAZIO: da lunedi parte la discussione in commissione sul piano rifiuti
L’annuncio dato dall’assessore Valeriani durante il Consiglio regionale dedicato al tema.

“Da lunedì, come concordato con il presidente della commissione Cacciatore, inizierà l’iter del Piano rifiuti in Consiglio regionale”. L’annuncio è stato dato dall’assessore responsabile di questo tema, Massimiliano Valeriani, durante l’informativa della Giunta all’Aula della Pisana, presieduta da Mauro Buschini. Valeriani, nella sua introduzione, ha ripercorso le ultime tappe relative in particolare all’emergenza di Roma, parlando di “positivo cambio di posizione del Campidoglio che, dopo l’ordinanza della Regione del 27 novembre, ha individuato il sito per l’impianto di smaltimento, chiuso accordi con altre Regioni per gestire questa fase di transizione, avviato le procedure per portare i rifiuti all’estero. Ora serve senso di responsabilità da parte di tutti e coraggio”. L’assessore ha poi ricordato gli assi portanti del nuovo Piano rifiuti approvato in Giunta: raggiungere il 70 per cento di differenziata entro il 2025, l’introduzione della tariffa puntuale, la riduzione della quantità di rifiuti prodotta, la riconversione dell’impianto di Colleferro dove nascerà un “presidio industriale senza emissioni inquinanti, nessun nuovo termovalorizzatore”.

Il dibattito che è seguito alla relazione di Valeriani è stato aperto da Antonio Aurigemma (Gruppo Misto), secondo il quale non si tratta di “un piano rifiuti, ma di un piano di trasporto dei rifiuti, l’assessore ci chiede responsabilità, ma deve essere la maggioranza a dimostrarla per prima: discutiamo, ma senza pregiudiziali”. Per Fabrizio Ghera (FdI) “Zingaretti sfugge al confronto: nei 4 anni di amministrazione in contemporanea con la giunta Raggi si poteva sicuramente fare di più.

Ora dobbiamo partire dal confronto e dall’ascolto dei cittadini. Marco Cacciatore (M5s) ha puntato l’attenzione sugli ambiti entro i quali deve essere chiuso il ciclo dei rifiuti, ribadendo che “Roma non deve essere un ambito a sé. L’approvazione del Piano Rifiuti non sarà una volata, serve una discussione approfondita, ascoltando tutti gli interlocutori”. Secondo Daniele Giannini (Lega) “in questi anni abbiamo assistito a una sorta di turismo dei rifiuti, Roma non smaltisce, trasporta i suoi rifiuti altrove, con costi enormi. Il risultato è che oggi avere un cassonetto sotto casa è come avere una discarica e la fiducia dei cittadini non esiste più”.

Gaia Pernarella del Movimento 5 stelle ha detto che nel nuovo piano si parla di impianti “in fase di esaurimento se non già esauriti”. Roma è stata messa alle strette, secondo la consigliera, che ha detto anche, in risposta a Valeriani, che nessun Ato della regione Lazio è autosufficiente, non solo Roma. Altro caso spinoso quello di Borgo Montello, secondo Pernarella, discarica che “non può essere riaperta”, a suo avviso.

Fin quando non si avrà il coraggio di porsi contro determinate situazioni, ha concluso Pernarella parlando degli interessi privati nel settore, la situazione non cambierà. Pasquale Ciacciarelli (Lega) si è augurato, con riferimento all’annunciato arrivo del piano rifiuti in Consiglio, che ci sia da parte della maggioranza la volontà di condividere la ricerca di una soluzione con tutta l’Aula. Bisogna ispirarsi ai modelli che funzionano, come quello della provincia di Frosinone, secondo il consigliere; anzi bisogna a suo avviso prevedere una premialità per queste situazioni. Secondo Stefano Parisi (Lazio 2018), Valeriani omette di dire che in questi sette anni di amministrazione Zingaretti non si è fatto nulla; anche l’informazione sui termovalorizzatori fornita non è esatta, a suo avviso, perché i termovalorizzatori che secondo l’Unione europea vanno smantellati sono solo quello obsoleti, ha tenuto a precisare Parisi.

Giuseppe Simeone (Forza Italia) ha detto che la chiusura del ciclo deve avvenire sì all’interno degli Ato, ma anche complessivamente all’interno della Regione. Il Lazio è ancora al 47 per cento di indifferenziato: l’impianto di San Vittore, unico al momento operante, smaltisce appena un terzo di questo quantitativo. C’è bisogno del sesto Ato, quello di Roma, secondo Simeone, e tutti dovranno chiudere il ciclo al loro interno. Ciò che più preoccupa Angelo Tripodi (Lega) è il fatto che si paventa la chiusura totale degli impianti, con questo piano; non si parla, in questo piano, di chiusura del ciclo nelle province e questo è grave. Vigilanza su questo tema, decisivo così come quello della sanità, è stata annunciata dal consigliere della Lega.

Eugenio Patanè (Pd) ha dichiarato la sua soddisfazione per le ordinanze della regione, specie quella del 27 novembre, che ha fatto riconoscere a Roma che doveva gestire i suoi rifiuti al suo interno: si tratta di stabilire un metodo, secondo il consigliere, che prima o poi andrà applicato anche alla rottamazione dei veicoli. Altro tema scottante quello di Ama, che ora finalmente approverà i bilanci entro marzo: l’azienda deve gestire il ciclo anche per la parte dei ricavi, altrimenti si inseriscono gli interessi dei privati, per Patanè; ma non sono loro il nemico, poiché si tratta di imprenditori che fanno il loro lavoro, ha detto il consigliere. Autosufficienza e prossimità sono i due principi cardine dell’azione che si deve intraprendere: ma la scelta molto discutibile della valle Galeria consiglia di valutare molto attentamente la questione del sub Ato di Roma, ha concluso Patanè.

Nella sua replica, Valeriani ha auspicato che, nel confronto che ci sarà da lunedì in commissione, prevalga un atteggiamento “non chiuso” e improntato a onestà intellettuale. Ognuno dovrà fare la propria parte nei rispettivi ambiti ma sempre tenendo presente che in questa materia ci può essere sempre l’imprevisto che richiede la collaborazione di altri ambiti territoriali. Un richiamo alle rispettive responsabilità quello di Valeriani, che ha ribadito in conclusione di intervento che la Regione non deve realizzare gli impianti, bensì solo decidere di quali c’è bisogno per non andare in emergenza.