Come trasmettere alle generazioni future la passione e la cultura musicale se non “chiacchierando” con un giovane talento che parla il loro linguaggio?
Come ogni anno, la promessa del Reate Festival di coinvolgere i giovani alle grandi meraviglie della musica, è stata mantenuta.
Nella mattinata di ieri, 25 ottobre 2019, all’Auditorium Varrone il giovanissimo e talentuoso compositore Emanuele Savagnone è riuscito ad incuriosire e coinvolgere con i suoi brani, i ragazzi delle elementari, medie e superiori nell’immenso mondo della composizione.
Cresciuto in ambiente famigliare musicale, per Emanuele, è stato facile essere incoraggiato a sviluppare il suo estro, infatti, nel tempo ha avuto un suo particolarissimo approccio alla composizione che, come definisce lui, “è come una ricerca scientifica sullo strumento”.
Una composizione contemporanea quindi, che non sempre può risultare di facile ascolto poiché, al suo interno, raramente c’è una melodia che l’orecchio può seguire, bensì intervalli di seconda maggiore che generano sentimenti di inquietudine, quarte aumentate che possono essere espressione di angoscia, accordi di nona minore che possono rappresentare il dolore, dissonanze quindi, che non creano instabilità e sospensione ma piuttosto, tra le note, si celano quasi sempre interessanti effetti timbrici e coloristici.
Espansivo e sorridente, fa riflettere e sperare e, quando lo si vede completamente a suo agio nello spiegare come, da una dissonanza, può nascere la più alta espressione di un pensiero e di un’immagine, si percepisce tutta la passione e la ricerca ed un approccio scientifico delle sue composizioni.
Ad interpretare i suoi brani, Maria Elena Pepi, soprano di grandissimo spessore, con un timbro caldo e perfetto per l’esecuzione della “lirica antica per voce e pianoforte”.
Altrettanto eccezionali sono stati Andrea Salvi al flauto, Paolo Andriotti al violoncello, Mario Germani al pianoforte, un trio che ha affascinato i più giovani con una tecnica irreprensibile e che hanno saputo ricreare un dialogo di note dissonanti ma che si richiamavano l’un l’altra in un sorprendente equilibrio.
Emanuele, dopo aver spiegato come, alcuni intervalli e accordi musicali possano produrre un effetto gradevole anche se dissonanti, sedendosi al pianoforte, ha suonato il suo brano Steel glare (bagliore d’acciaio).
Moderno, deciso, cupo e a tratti duro come l’acciaio, (materiale di cui oltretutto, sono fatte le corde del pianoforte) questo brano evoca un’immagine ben precisa, un istintivo disegno su una tastiera, che alterna dissonanze acre a momenti di dissonanze ricercate, leggere, lucenti, proprio come un bagliore.
Ricerca, emozioni ed immaginazione sono gli elementi su cui Emanuele lavora continuamente per ricreare atmosfere ed immagini, lavorando sul pianoforte fino a plasmare in musica, l’ombra della sua ispirazione con brani atonali in perfetti equilibri e tensioni.
Sonia De Santis