Radioterapia eccellenza al collasso, la lettera di una figlia

Non so come iniziare a scrivere tutto ciò che sento, poiché disarmata dall’inerzia delle Istituzioni deputate alla Tutela ed alla Salvaguardia del bene VITA UMANA. L’Ordinamento italiano è forbito di norme che conferiscono alla vita umana la sacralità che merita. Purtroppo la realtà è ben altra.
Il malato, già fragile per la sua condizione, è annientato dalla realtà cruda di ogni giorno.
Sottolineo ogni giorno, poiché la malattia accompagna i malati ogni secondo, minuto, ora, inesorabilmente, come un fardello che si fa sempre più pesante se gli stessi dottori, alcuni di loro impagabili, insostituibili, vengono neutralizzati dalle inefficienze e dai ritardi amministrativi.
Un esempio concreto è attualmente il Reparto di Radioterapia dell’Ospedale San Camillo De Lellis di Rieti. Un Centro d’Eccellenza, che purtroppo è stato via via sguarnito di risorse ed energie vitali per il proseguimento dell’Opera fattiva ed instancabile riconosciuta innanzitutto dagli stessi pazienti.
In molti hanno combattuto e vinto la malattia GRAZIE ALLA DISPONIBILITA’ DI STRUMENTAZIONI ALL’AVANGUARDIA ED ALL’ELEVATA PROFESSIONALITA’ ED UMANITA’ DEGLI STESSI OPERATORI SANITARI.
La mia esperienza personale è quella di una figlia che accompagna la propria mamma malata presso il centro, una mamma stanca, claudicante ma con gli stessi occhi pieni d’amore che guardavo quando lei mi teneva sulle sue ginocchia. La mamma è il nostro porto sicuro, il nostro riparo e rifugio.
Noi figli, cosa possiamo offrire oggi ai nostri genitori che in vecchiaia hanno bisogno di sostegno? Cosa possiamo offrirgli se lo stesso Sistema Sanitario che hanno contribuito a costituire, viene gradualmente “PRIVATIZZATO”, per il ridimensionamento gravoso delle risorse disponibili, spingendo i pochi a rivolgersi a Strutture fuori città, fuori regione.
Perché noi cittadini di Rieti e Provincia, continuiamo a pensare che questo genere di problemi riguardi solo pochi? E’ augurabile ciò, non è altrettanto augurabile spingere le persone in una sorta di DIASPORA DELLA SALUTE.
Stanno smantellando il nostro Ospedale e come una tecnica indolore, lo stanno facendo pian piano, affinché l’Opinione pubblica non se ne accorga. Dobbiamo destarci dal torpore della coscienza, assumere la consapevolezza che le ISTITUZIONI SONO COSTITUITE INNANZITUTTO DA TUTTI NOI CITTADINI.
Non dobbiamo guardare negli occhi di nostra madre e sentirci impotenti nel garantirle la dignità di persona, soprattutto perché malata. Dignità è la parola chiave. Non è dignitoso far attendere mesi cruciali prima delle cure dovute, così come non è dignitoso alimentare false aspettative.
Questa è l’esperienza di una figlia, ma quando l’esperienza è di una mamma la situazione è ancora più tragica. Non si gioca con la vita delle persone. Riduciamo gli emolumenti dei nostri amministratori a vantaggio di una Sanità che possa dirsi efficiente e soprattutto “UMANIZZATA”.
NON DIMENTICHIAMOCI MAI CHE DIETRO IL CODICE A BARRE DEL TESSERINO SANITARIO C’E’ UNA PERSONA, CHE PUO’ ESSERE UNA MADRE, UNA FIGLIA.
Non smetterò di essere ottimista, perché quegli occhi che s’incontrano negli sguardi delle sale di attesa, hanno alla fine lo stesso vissuto…………sono gli occhi delle nostre mamme che ci tenevano sulle loro ginocchia.