Giovani e con una spiccata propensione alla innovazione. Sono i ragazzi della nuova agricoltura laziale, protagonisti ieri a Terracina delle selezioni regionali Oscar Green, il premio annuale istituito da Coldiretti per valorizzare le idee imprenditoriali più innovative. Francesco Gunella, di Rieti, vince nella categoria Impresa 2. Terra per avere recuperato e rimesso in produzione uno storico vitigno autoctono, il Cesenese Nero, del quale fino a pochi anni solamente qualche anziano contadino sapeva della sua esistenza.
Giorgia Pontetti, titolare della Ferrari Farm di Petrella Salto, vince nella categoria Crea. Coltiva ortaggi, erbe aromatiche e frutta senza terra, con la tecnica idroponica, ma anche pomodori di altissima qualità privi di nichel, una sostanza alla quale risulta allergica il 15% degli italiani. La Ferrari Farm ha inoltre inventato una piccola serra idroponica da collocare in casa e nella quale si possono coltivare insalate e spezie. I ragazzi di Rieti, accolti a Terracina da David Granieri e Aldo Mattia, presidente e direttore della federazione regionale della Coldiretti, rappresenteranno il Lazio alla selezione nazionale di Oscar Green, che premierà i giovani imprenditori agricoltori più innovativi d’Italia.
«Non riesco più ad immaginare – ha commentato Granieri – un’agricoltura che non sia multifunzionale, innovativa e così integrata con la nostra società al punto da riuscirne ad interpretare in tempo reale esigenze, mutamenti e nuovi bisogni».
«L’innovazione, cioè la capacità di inventare nuove tecniche e moderni sistemi di produzione, è la risorsa che più di ogni altra può contribuire alla strutturazione della nuova agricoltura, quella che ad esempio – ha ricordato Mattia – ha saputo scommettere sulla commercializzazione diretta delle proprie produzioni. Grazie all’innovazione di Campagna Amica ogni anno le aziende agricole italiane, grazie ai nostri mercati, fanno oltre 1,5 miliardi di fatturato. Risorse finanziarie fresche e immediate che invece di finire nelle casse della grande distribuzione vanno direttamente nelle tasche degli agricoltori».