I giornali locali in questa settimana si sono occupati principalmente dei temi che sono stati portati all’attenzione della Città nello scorso consiglio comunale. Alberghiero, ex-Zuccherificio, Terminillo. Argomenti certamente importanti e che meritavano sicuramente il giusto approfondimento. Nel frattempo, però, altre problematiche hanno continuato, sotto traccia, ad acuirsi, rischiando nel breve termine di esplodere in tutta la loro drammaticità.
Il caso della casa di riposo dell’ex Manni è, purtroppo, una di queste. Nell’ultima commissione controllo e garanzia tenutasi martedì scorso abbiamo voluto capire quale fosse l’intendimento dell’Amministrazione circa la gestione della casa di riposo e quali le scelte che si sarebbero dovute attendere nel breve termine gli ospiti della struttura di Via Don Benedetto Riposati.
Preoccupanti avvisaglie si materializzazione all’orizzonte, dovute principalmente alla disdetta del contratto di locazione dal 15 settembre prossimo, che attualmente lega il Comune di Rieti alla proprietà dello stabile. Senza che, ad oggi, sia stata avviata una ricerca di mercato per individuare una nuova adeguata collocazione.
A questo si aggiunga la contrarietà dell’Amministrazione a mantenere l’attuale forma gestionale di tipo misto, Comune da una parte, operatori della Coop. Quadrifoglio e addetti alla cucina dipendenti della Gemeaz Cusin, dall’altra.
Che, a detta di Assessore e dirigente, non sarebbe più permessa dalla normativa vigente per cui si prospetterebbe una esternalizzazione del servizio. Senza che qualcuno, tuttavia, lo abbia messo nero su bianco.
Il tutto fondato sulla convinzione che il servizio così com’è costerebbe troppo. Il balletto delle cifre parla di importi discordanti tra loro. Si passa dal milione e 700 mila euro certificati dall’ex Assessore Degni ai 900 mila dell’Assessore Mariantoni.
In mezzo a questo l’immobile di Via Garibaldi, frutto di un lascito al Comune di Rieti con l’obbligo morale di continuare ad adibirlo a casa di riposo ovvero destinarlo ad orfanotrio, oggi ammodernato e messo a norma, anche da un punto di vista sismico, dalla precedente Amministrazione attraverso l’accensione di un mutuo di 400 mila euro. Che ne sarà di quella struttura se il Manni deciderà di non riallocarsi nella sua sede storica? Siamo sicuri che nessuno degli eredi reclamerà indietro l’immobile dove il Comune ha investito ingenti risorse?
La trasformazione della struttura in RSA, che si ha oggi in mente, giustificata dalla presenza all’interno del Manni di ospiti non più autosufficienti e dalla possibilità di poter accedere a risorse regionali, non è la giusta soluzione per ogni utente. Che subirebbe un aggravio di costi conseguenti all’aumento della retta mensile, atteso che il ricovero in strutture del genere hanno un maggior costo.
Così come non sono state ancora date risposte rispetto alle istanze avanzate dagli utenti relativamente agli arretrati della retta richiesti dal gennaio dello scorso anno.
Rebus sic stantibus, questa Amministrazione considera ancora la casa di riposo un’eccellenza sociale, un fiore all’occhiello o uno dei tanti servizi da spacchettare a favore di cooperative vermiglie che mirano esclusivamente al profitto, infischiandone della tutela dell’umana persona?
Lo dichiarano i consiglieri comunali Andrea Sebastiani e David Festuccia.