PESCETELLI: L'HOSPICE DEVE ESSERE TRA LE PRIORITA' DI GIANANI

Centro riabilitativo

Dieci mesi fa veniva inaugurato l’Hospice per le cure palliative. Dieci posti letto istituiti presso il V Padiglione dell’ex ospedale Psichiatrico S. Francesco che avrebbero potuto, se attivati, sopperire all’attuale carenza di letti (4 posti collocati in un reparto del De Lellis), di organico, oggi relegato ad una manciata di infaticabili e altamente professionali operatori e alla pressante richiesta da parte dei familiari dei pazienti, quest’ultimi costretti a vivere le ultime ore della propria esistenza senza l’assistenza sanitaria che gli spetterebbe di diritto in un Paese Civile.

L’Hospice, è costato ai cittadini 3.189.933,84 di euro, ma quest’ultimi, a dieci mesi di distanza dall’inaugurazione, ancora ne attendono l’attivazione.  Qualche tempo fa un quotidiano locale portò all’attenzione dell’opinione pubblica l’esperienza di "un marito di una cinquantacinquenne malata di cancro che risentito, evidenziava la pochezza di risorse investite nell’attuale reparto del De Lellis che conta una manciata di posti letto e un numero esiguo di personale. Tale situazione si riversa a cascata –disse l’uomo- sui malati che non possono godere appieno dell’umanità e delle cure altamente professionali dei medici ed infermieri che vi operano".

Il caso non è isolato. Basta chiedere alle tante associazioni che ogni giorno operano nel settore per comprendere che a Rieti ci sono liste di attesa anche per morire.  Secondo il sito della Federazione Cure Palliative Onlus, nel Lazio esistono 229 posti letto in Hospice, di cui appena 22 in strutture pubbliche: 4 a Rieti, 10 al Regina Margherita, 8 allo Spallanzani. Circa il 90% dell’offerta viene assorbita dal privato. Nulla da eccepire, ma purtroppo le strutture a pagamento non sono per tutte le tasche.
Qualche giorno fa si è rivolto al nostro sindacato un uomo che aveva bisogno di aiuto. Sua moglie è malata grave e in casa non può essere curata. L’Hospice farebbe al caso suo. Ma malauguratamente è chiuso. Mentre al De Lellis gli hanno detto di aspettare. Che fare? Difficile rispondere davanti a tanta disperazione. Anche se l’uomo era proprio una risposta che si aspettava da noi!

Ma per l’Hospice oggi le risposte stanno a zero. Da parte della politica (prima con la Giunta regionale di centro sinistra, ora con quella di centra destra)  e nello specifico della Asl (prima con l’amministrazione di centro sinistra, ora con quella di centro destra), che pure potrebbero spingere affinché la Regione Lazio deroghi al personale, permettendone finalmente l’apertura. Oppure, dirottando sulla struttura sanitaria, personale sanitario oggi dislocato impropriamente in settori, servizi e strutture interni all’Azienda, che risultano essere sovradimensionati. Questo, perché il servizio rivolto ai malati terminali è da considerarsi una priorità per la provincia di Rieti e una risorsa quale possibile ricettore di mobilità attiva proveniente da altre province e regioni.
Anche il Piano di riqualificazione della rete ospedaliera sottolinea come: “presso il De Lellis il servizio vada regolarizzato e potenziato nel numero di posti letto residenziali”, mentre al momento non è dato sapere se, presso i presidi di prossimità Grifoni di Amatrice e Marini di Magliano sabina, sono state previste altre strutture di Hospice.

Vista la gravità della situazione venutasi a creare, con una richiesta pressante da parte di cittadini bisognosi e rispetto all’ingente finanziamento erogato per la ristrutturazione del padiglione che ospita il servizio, la Cisl di Rieti chiede al nuovo direttore generale Rodolfo Gianani di individuare, tra le priorità su cui lavorare, anche rispetto all’Atto Aziendale di prossima approvazione, quella di rendere operativa la nuova struttura per le cure palliative presso l’ex Psichiatrico. Evitando così che la stessa faccia la fine dell’Osservazione breve del Pronto soccorso, aperta per l’inaugurazione nel novembre del 2006 e chiusa lo stesso giorno per carenza di personale.
Gli errori del passato vanno evitati rimuovendo le cause che li hanno favoriti. All’interno dell’Asl, troppi sono quelli che hanno sbagliato e che, nonostante gli avvicendamenti alla guida dell’Azienda, continuano ad essere saldamente in sella, al comando di settori strategici dell’amministrazione.