“Alla luce di quanto accaduto mi chiedo se la defenestrazione di Antonio Cicchetti, pur mascherata dalla mistificazione delle sue dimissioni, sia da considerarsi l’ennesimo schiaffo della politica romana all’autonomia delle provincie. A quella della provincia di Rieti.
Non posso che esprimere il mio apprezzamento per “la resistenza” di Cicchetti all’ipotesi, oramai diventata realtà, della sua uscita dalla Giunta Polverini, ma la necessità di individuare una soluzione politicamente equilibrata all’assetto istituzionale della nostra Regione, ora si pone con forza e sarebbe un errore gravissimo sottovalutare la portata di un evento che va letto, non in funzione dei protagonisti direttamente interessati, ma essenzialmente con l’attenzione rivolta al dibattito, ormai purtroppo avviato, sul futuro inquadramento della Regione Lazio.
Un argomento, quest’ultimo, già oggetto di un’approfondita riflessione organizzata da Cgil, Cisl e Uil di Rieti lo scorso 17 giugno, alla presenza dei segretari generali regionali Di Berardino, Simeoni e Scardaone. Faccio appello ai rappresentanti della politica e delle istituzioni affinché, tralasciando gli interessi di partito, si ritrovino uniti nella rappresentanza degli interessi della nostra comunità locale e nella ricerca di soluzioni politico istituzionali non più rinviabili. Inoltre, tenendo conto della presenza ingombrante di Roma Capitale, mantengano viva l’esigenza di non perdere le potenzialità del territorio laziale.
Certo è, che la sensazione dominante è che non si tenga conto in alcun modo degli interessi della comunità. La vicenda Cicchetti ne è la riprova.
Si è data una pessima immagine della politica, da destra a sinistra senza alcuna distinzione.
I loro rappresentati infatti, quando sono chiamati, o costretti a scegliere tra gli interessi di partito (sarebbe meglio dire gli interessi individuali di carriera politica) e quelli dei cittadini elettori e dei territori in cui essi risiedono ed operano, prediligono sempre e comunque i primi, tralasciando sistematicamente i secondi.
Su questo andrebbe fatta una seria riflessione da parte di tutti, a cominciare dalle associazioni e dalle forze sociali e imprenditoriali che a vario titolo rappresentano gli interessi collettivi, per provocare un’inversione di tendenza che riporti la politica, quella vera, al servizio dei cittadini, delle comunità e non di interessi meramente personali”.