Crea sconcerto e indignazione tra la popolazione, che nell’anno europeo dell’aria, l’Inail presenta il progetto EXPAH per lo studio e l’identificazione dell’esposizione agli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e per la loro nocività sull’uomo, viceversa si autorizzano le costruzioni delle Centrali a Biomasse e a Biogas in tutta Italia e in particolare nel reatino e nella provincia di Roma, patrocinate dalle Province stesse, dalla Regione indifferente, dalle Asl assenti, in una loro direttiva primaria, dall’Arpa mancante e altre entità in causa, partecipanti alle Conferenze dei Servizi.
Un pauroso scarica barile generale per sfuggire ed evitare l’assunzione delle responsabilità dovute. Per l’Inail, lo studio si ferma agli idrocarburi aromatici, mentre i micidiali inceneritori di biomasse sviluppano le pericolose nano polveri cariche, oltre degli idrocarburi policiclici aromatici, anche di diossina, biossido di zolfo, di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo, Pm10 e altri derivati, tutto documentato e approfondito da studi fatti da eminenti luminari quali il professor Federico Valerio, il dottor Stefano Montanari, il dottor Rossano Ercolini, la dottoressa Patrizia Gentilini e altre centinaia d’illustri medici italiani e stranieri, per non segnalare, oltre l’Istituto Nazionale di ricerca sul cancro di Genova, altri rinomati centri, all’avanguardia, nella ricerca sulla nocività delle polveri sottili sull’uomo.
Gli effetti cancerogeni, è bene porre l’accento, cancerogeni, non si ripercuotono soltanto sulla popolazione nell’immediata vicinanza di queste così dette centrali, bensì colpiscono con le loro polveri letali, residenti, animale e ricaduta sull’ambiente, in un raggio calcolato intorno a 15 km. Allora a che gioco giochiamo con la salute delle popolazioni? Da una parte lo studio per eliminare queste polveri pericolose (non ci sono attualmente filtri che possono trattenere queste sostanze) e dall’altra autorizzazione per la costruzione di questi orrendi mostri, incubo di tutti i cittadini, i quali oramai ampiamente documentati, si oppongono determinati alla costruzione dell’impianto a biomasse di Vazia e quelli di Guidonia.
L’Inail è consapevole dell’avvelenamento dell’aria che si sta perpetrando sistematicamente contro la salute dei cittadini? Perché non interviene preventivamente presso le Asl e Arpa interessate? L’Inail conosce la DLGS del 13 agosto 2010 numero 155 che prevede che si deve mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi. Non è per caso che i nostri politici e legislatori stanno commettendo delle infrazioni a livello europeo, prevaricando la legge e applicando in un modo anomalo le direttive emanate, quale la Convenzione di Aarhus?
La Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Convenzione firmata nella cittadina danese di Aarhus nel 1998 è entrata in vigore nel 2001. Se la scienza, la tecnologia ha inviato su Marte la sonda Curiosity, perché non vuole eliminare e sostituire i commerciabili, svendibili e rinnovabili impianti a biomasse con altre soluzioni non fatali per l’uomo? Perché la centrale idroelettrica Enel di 14 mega watt di Farfa non è riattivata? Forse un cattivo esempio di energia elettrica pulita?
E’ tempo di bloccare i lucrosi incentivi elargiti a piene mani dallo stato, unico fine speculativo per la costruzione di queste disastrosi inceneritori che di bio hanno solo la funzione di alleggerire, nella parola, le gravità di certi progetti paurosi. L’Ultima novità per dare il colpo di grazie sulla salute è il decreto Clini, che autorizza a bruciare rifiuti nei cementifici e le ceneri derivate, che i signori del male, dicono trattate, per essere impastate con il cemento, e poi, non rimare il preventivo ricovero ospedaliero, riforma sanitaria permettendo. Fingere e voler inculcare alla gente della non pericolosità di queste micidiali iniziative, per il guadagno di pochi e il malessere di tutti, significano essere complici di un grave attentato alla salute pubblica di cui qualcuno ne dovrà rispondere. Un tentato omicidio di massa nel tempo che l’uomo e la natura stessa offesa rifiutano.