Si sono dati appuntamento la mattina presto, alcuni erano in mountain bike, altri hanno dormito nel B&B di Accumoli perché giunti da lontano. Erano 250 persone in totale.
Tutti in cammino per 14 km domenica 8 dicembre per raggiungere i famosi Pantani di Accumoli, sito di biodiversità, silenzi, colori incredibili in uno scenario naturale unico. L’assoluto isolamento, come quello di Castelluccio di Norcia con la sua piana fiorita o innevata, è la forza di questo posto. La località Pantani di Accumoli è a ridosso del confine e in continuità col Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Fanno da cornice a questo luogo unico i Monti della Laga appena imbiancati, più lontano il Vettore e all’orizzonte le punte nette del Gran Sasso ammantato di neve: scenari mozzafiato. Organizzato dal Gruppo Ri.Am.A.Le (4 sezioni del CAI della Provincia di Rieti unite nello spirito della montagna) per ricordare sul territorio l’imminente Giornata Internazionale delle Montagne, la giornata ha avuto la collaborazione tecnica dei gruppi Tutela Ambiente Montano (CRTAM Lazio, CITAM Marche e Umbria) e l’apporto sostanziale della quasi totalità delle sezioni e dei Gruppi Regionali CAI Lazio, Umbria, Marche.
Ai Pantani, che sono delle grandi pozze naturali dove si abbeverano gli animali, mucche e cavalli, e dove vivono specie selvatiche tra cui il tritone alpestre e la rana temporaria entrambi a rischio estinzione, sono giunte rappresentanze di altre associazioni: Legambiente, WWF, Italia Nostra e alcuni cittadini di Accumoli che hanno preso la parola e hanno spiegato la loro forte contrarietà al progetto di sviluppo, così come si palesa dalle proposte progettuali. Lo scopo di questo trekking era quello di vedere, per molti rivedere, e di conoscere meglio questo luogo di pace: prima ci si arrivava attraverso una carrareccia (per chi disponeva di una jeep) e soprattutto a piedi lungo il sentiero. Il luogo è senza edifici, senza caos, è appartato, regna la natura e basta. Un posto bello di per se stesso, insomma.
Ora questo luogo potrebbe essere minacciato da iniziative che, seppur basate su condivisibili esigenze di rilancio economico e turistico, potrebbero deturpare per sempre i noti Pantani di Accumoli. Già il recente lavoro sulla carrareccia, con lunghi tratti cementati e asfaltati, anche alle quote più alte, non sembra un modello di opera realizzata con sensibilità ambientale.
A questo si aggiunge il progetto di realizzazione di un rifugio proprio in questa valle di silenzi, molto poco antropizzata e ancora vergine. Obiettivo è indurre tante persone a “consumare” questo luogo facendolo purtroppo diventare qualcos’altro da quello che è. Con l’illusione di valorizzarlo, con l’illusione di assicurare lavoro e rilancio turistico per chi vive o vorrà tornare a vivere ad Accumoli, a tre anni dal terribile sisma.
Le domande sono state tante, tra i presenti. Dove si prevede la realizzazione del rifugio? Quanto sarà grande, sarà immaginato come un hotel? Avrà capacità recettive? Che materiali saranno usati? E’ questo il modo più idoneo per tutelare e nello stesso tempo valorizzare un luogo come questo? Che impatto antropico avrà d’estate questa valle? Chi farà manutenzione del territorio? Cosa comporterà tutto questo per i fragili ecosistemi, visto che si tratta di zone finora protette, di un’ oasi WWF e di un Sito di Importanza Comunitaria Natura 2000?
Tutti hanno commentato che questo progetto è in contrasto con quanto serve all’Appennino, anche in funzione di ripartenza dopo il duro colpo inferto dal sisma. Tutti con amarezza constatavano che c’è bisogno di piani e investimenti in grado di affrontare e vincere la sfida dello spopolamento, sostenendo piccole imprese, piccole attività e la filiera di nuove economie locali. E questo scenario di “sviluppismo” si prospetta nonostante la ricostruzione post sisma non sia nemmeno iniziata. A cosa serve costruire invece una strada di cemento in montagna, con forti pendenze, stretta e in alcuni punti pericolosa se si percorre a doppio senso di marcia (del costo 570.000 circa, così recita il cartello lavori esposto)?
A cosa serve soprattutto un edificio che guarda i Pantani e che sarà aperto presumibilmente solo d’estate? Perché, soprattutto, non sistemare subito quello che c’è già intorno ed è abbandonato dopo il sisma? Si tratta di ben 3 rifugi esistenti, che avrebbero bisogno di essere ristrutturati e consentirebbero di accogliere camminatori e turisti su ben 3 aree diverse e non lontane dai Pantani di Accumoli e che servirebbero al rilancio di tutta la rete sentieristica del territorio.
Sulla base di queste considerazioni, tutti si augurano che la Regione Lazio ed il Comune di Accumoli possano ripensare questo progetto mettendo in un cassetto l’idea di un inutile quanto dannoso nuovo rifugio ai Pantani di Accumoli. Stabilire un dialogo costruttivo con tutte le associazioni che vivono e promuovono il territorio, comprese quelle ambientaliste, è cercare di costruire una visione comune di turismo autenticamente sostenibile a breve e a lunga durata. Sostenere il recupero dei sentieri e della viabilità lenta, con le attività ad essi legate, è un modo concreto e duraturo di aiutare le comunità colpite dal sisma, che possono tornare a vivere grazie alla bellezza autentica dell’Appennino Centrale.
I camminatori sono andati via con uno zaino pieno di preoccupazioni, calpestando il tratto di quella strada dove ora figura una scritta a caratteri cubitali, fatta chissà da chi e chissà quando: “ricostruzione – stop speculazione”. (f.to Italia Nostra sez. Sabina e Reatino)
Ines Millesimi