Padre Alessandro Zanotelli missionario comboniano, è ispiratore e fondatore di diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale. Interviene nell’ultimo momento del Meeting dei Giovani di Leonessa. Con lui, Gabriella Ghidoni, psicologa ed esempio di imprenditorialità sociale italiana, fondatrice della onlus Arte-Fatto.
Padre Alex inizia la sessione con un intervento appassionato, a tratti tagliente, che lascia i ragazzi incollati alle sedie: immancabile sciarpa multicolor al collo «non è quella della pace, è quella degli indios che lottano per la sopravvivenza», saluta i giovani sottolineando l’importanza di queste occasioni di incontro soprattutto con le giovani generazioni: «è inutile parlare agli adulti, io ho ottant’anni, la mia generazione ha violentato il pianeta, vi abbiamo lasciato un mondo malato. Toccherà alla vostra generazione pensare e ripensare tutto, per l’umanità e per tutti noi».
Resta in piedi, guarda negli occhi i ragazzi, li sprona, li interroga, li pungola a comprendere, a sapere: «Voi per farlo avete un grande vantaggio, che nessun’altra generazione ha avuto: il web. Un mezzo potentissimo che vi aiuterà a ripensare tutto, a ricostruire». Una riflessione fatta alla luce della sua forte esperienza di missionario, che lo ha portato a vivere per 12 anni in una delle più terribili baraccopoli africane, quella di Korogocho, in Kenia. Korogocho che nella lingua locale significa confusione, caos. L’inferno della fame, della morte, del degrado umano, della povertà totale e assoluta. «Voglio fare due premesse, per onestà intellettuale. La prima è che sono io stesso un convertito perché l’esperienza in Africa mi ha fatto ripensare tutta la mia vita, la seconda poveri mi hanno aiutato a rileggere la Bibbia, perché leggere lo stesso testo in una bella villa o in una baracca vi assicuro che non è la stessa cosa, e il contesto è importante quanto il testo».
Il missionario ricorda quegli anni vissuta in una delle zone più povere del mondo, e con un divario sociale ed economico abissale, terribile, irreparabile: «Nella mia baracca coperta di fango c’erano tre buchi: da quei buchi si intravedevano i grattacieli di Nairobi, a soli quattro chilometri da dov’ero io. Una zona residenziale lussuosissima, meravigliosa, qualcosa di mai visto neppure in occidente, a pochissima distanza dalla fame, dalla morte: due mondi che non si incontrano, e non si vogliano incontrare».
Padre Alex oggi vive a Napoli, anche lì, in un quartiere difficile come il Rione Sanità, ben lontano dai agi della passerella della cosiddetta “Napoli bene” dei quartieri alti.
«Il nostro è un sistema di morte, non ho problemi a dirlo, cari ragazzi, oggi viviamo in un sistema più finanziario che economico. Mentre dalla seconda guerra mondiale in poi abbiamo avuto il sopravvento dell’economia, abbiamo acquisito tanti diritti, in un tempo quando i governi contavano ancora. Dagli anni ’80 ad oggi invece ha preso il sopravvento la finanza. I soldi dovrebbero corrispondere a quello che noi produciamo, all’economia reale: ma questo oggi non è più vero, ed il bubbone è questo. E il problema centrale è proprio la finanza, il sistema economico che porta a far sì che pochissimi uomini, oggi circa l’un per cento del mondo, abbiano quasi tutto il potere economico in mano. E chi ha, ha sempre di più, e il divario cresce sempre di più, e crescerà ancora se si continua così».
E poi, le armi, il petrolio, le banche. Altri bubboni, come li chiama Zanotelli: «Inclusa la grande arma del terrore che è l’atomica, le armi proteggono i nostri privilegi e il nostro sfruttamento».
«Solo in Italia, un Paese non in guerra, in un anno abbiamo speso 25 miliardi di euro. Un sistema economico finanziario militarizzato che sta pesando talmente tanto l’ecosistema, a che lo sta facendo saltare. E su tutto questo c’è pochissima informazione, mentre il sistema sa tutto di noi attraverso i vostri cellulari, i nostri computer».
Padre Alex interroga i ragazzi, li invita con vigore ad usare i mezzi a disposizione per informarsi, per scoprire i punti cardine da toccare per cambiare le cose: «C’è bisogno di una quadratura del cerchio, occorre iniziare a studiare, a capire, ad informarsi per bene. Siamo in un sistema immorale, mirato solo all’arricchimento, e dove c’è arricchimento per qualcuno, c’è sempre impoverimento per alti, in quanto le nostre risorse sono limitate»
Ma come fare, concretamente, ad invertire la rotta? «Innanzitutto informatevi, non vi aggrappate alla tv che è riuscita ad annientare tutti i valori proiettando un mondo artefatto e dorato a cui tutti anelano per avere la stessa bella vita, lo stesso luccichio». E poi, il voto. Non solo il voto dato da dentro le urne elettorali a uno o l’altro candidato. Padre Zanotelli insiste sul voto quotidiano, quello che diamo tutti giorni facendo le scelte di ogni giorno.
«Votiamo anche quando andiamo al centro commerciale, o al supermercato, o in banca. Prima di comprare chiediamoci dove è stato quel vestito, da dove viene quella mela, togliamo i nostri soldi dalle banche che investono in armi. In Bangladesh, da dove grandi aziende di vestiario attingono la manovalanza manifatturiera, le donne sono retribuite 30 dollari al mese: non compriamo da quell’azienda, non compriamo quel vestito, scegliamo un latro brand!».
Insiste padre Alex, su una rivoluzione possibile, che parta dal basso, pacificamente e consapevolmente: «Tutti insieme possiamo dare delle botte pazzesche a questo sistema di morte, Dio ci ha dato un sistema di vita, un giardino in questa terra, e starà alle vostre generazioni darvi da fare affinché vinca la vita, e la bellezza che ci era stata regalata e che è stata violata».