Il 10 novembre 2024 ha preso il via presso il Centro Pastorale di Contigliano il primo appuntamento con il nuovo ciclo di formazione per gli operatori pastorali della Diocesi di Rieti. Un incontro partecipato, ricco di spunti e riflessioni, che ha visto la presenza di numerosi sacerdoti, religiosi e tantissimi laici interessati a esplorare i temi proposti per il primo anno: la cura della vita interiore, la preghiera e il discernimento. L’incontro, parte di un programma articolato su tre anni, ha come obiettivo quello di aiutare gli operatori pastorali a riflettere e crescere, integrando spiritualità e relazioni umane.
Il pomeriggio è stato aperto con un momento di preghiera, seguito dalle parole del vescovo Vito Piccinonna, che ha sottolineato il valore della formazione come antiruggine della vita pastorale. “Formarci non solo per informarci», ha detto, «ma per prendere in noi la forma di Gesù servo, per vivere la nostra vita in costante servizio al Suo Regno». Il vescovo ha ricordato l’importanza di essere «costruttori di speranza», citando la traccia pastorale dell’anno, e ha esortato tutti i presenti a motivarsi e a rimotivarsi, per non lasciare che altre dinamiche prendano il sopravvento sulla fede e sul servizio alla comunità.
Il cuore dell’incontro è stata la relazione di padre *Gaetano Piccolo*, gesuita e docente alla Gregoriana, sul tema: “Che cosa stai cercando? La dinamica del desiderio”. Padre Piccolo ha invitato i presenti a riflettere sulla natura del desiderio come motore della vita spirituale e personale, un’energia capace di trasformare le nostre azioni se riconosciuta e coltivata. Ha paragonato il cammino formativo a un viaggio, evidenziando come la prima cosa necessaria per ogni viaggio sia sapere dove si vuole andare, ma soprattutto avere un desiderio che spinga a mettersi in cammino.
Senza desiderio, ha spiegato padre Piccolo, «la nostra vita si spegne» e rimaniamo fermi, incapaci di trovare un vero significato. Il religioso ha proseguito spiegando che il desiderio non è solo una spinta emotiva, ma un vero e proprio «recipiente dello Spirito Santo», come lo definiva Sant’Agostino. Senza desiderio, non possiamo creare lo spazio necessario affinché i doni di Dio trovino posto in noi. È il desiderio che permette alla nostra preghiera di essere autentica, di andare oltre la formalità per diventare un dialogo reale con Dio. «Il desiderio è ciò che ci fa alzare in piedi e camminare», ha aggiunto padre Piccolo, sottolineando l’importanza di mantenere vivo questo fuoco interiore.
Durante l’incontro, padre Gaetano ha proposto un’esperienza simbolica: scrivere i propri desideri su una stella di carta, ispirandosi all’etimologia del termine “desiderio”, che deriva dal latino “de-sidera”, letteralmente “dalle stelle”, indicando qualcosa che sentiamo in alto, del quale si avverte l’assenza, e verso cui si tende. Questo gesto ha permesso ai partecipanti di prendere consapevolezza dei loro desideri più profondi, riconoscendo il sentimento dell’assenza, della mancanza, dell’incompletezza, come forza motrice per la propria crescita spirituale. I partecipanti sono stati invitati a riprendere una delle stelle al termine dell’incontro, ma non la propria: una a caso, per farsi carico dei desideri degli altri, diventando così interpreti e custodi dei desideri della comunità. Questo scambio ha rappresentato un segno concreto di solidarietà e di comunione, evidenziando l’importanza di camminare insieme e di sostenersi reciprocamente nel percorso spirituale.
La dinamica del desiderio, come già emerso nell’esperienza simbolica delle stelle e nell’etimologia di “de-sidera”, è stata ulteriormente illustrata da padre Gaetano ricorrendo a una piccola fiaba. La storia parla di una bambola di sale che, spinta dal desiderio di conoscere il mare, si avvicina all’acqua e comincia a fare piccoli passi al suo interno. Ogni volta che avanza, una parte di lei si scioglie e svanisce, ma allo stesso tempo sente di avvicinarsi sempre di più alla verità. La bambola continua a immergersi, nonostante la paura e il dolore della dissoluzione, fino a quando non si fonde completamente con il mare. Solo in quel momento, quando non resta più nulla di lei come bambola, comprende la vera essenza del mare, realizzando di essere sempre stata parte di esso. Questo sacrificio e la fusione totale con l’immensità rappresentano la ricerca della verità e la completa unione con qualcosa di più grande di sé.
Questo racconto ha stimolato un dialogo vivace tra gli operatori pastorali, che hanno condiviso le loro interpretazioni e riflessioni. Alcuni hanno evidenziato il tema dell’abbandono del proprio ego per unirsi a qualcosa di più grande, mentre altri hanno parlato della paura dell’annullamento e dell’importanza di discernere i propri desideri per non perdere la propria identità. Il dialogo con i partecipanti ha portato alla luce diverse intuizioni, come la necessità di lasciare andare l’egoismo per poter veramente comprendere l’immensità del divino e il valore di una guida che sappia accompagnare senza imporre, proprio come il fiume che accompagna la bambola senza assorbirla. Il cammino del desiderio, è emerso, è un percorso che richiede determinazione, apertura al mistero e la capacità di fidarsi di Dio, anche quando il cammino appare incerto.
L’incontro si è concluso con un momento di preghiera comunitaria e con alcuni avvisi pratici forniti dal vescovo Vito. In particolare, ha ricordato che il prossimo incontro formativo si terrà il 12 gennaio 2025 e ha dato alcune indicazioni relative al Giubileo: il 29 dicembre si celebrerà l’inaugurazione dell’anno giubilare nelle diocesi di tutto il mondo, incluso Rieti, con una celebrazione che vedrà coinvolta l’intera comunità diocesana. Il vescovo ha invitato tutti a segnare le date sul calendario e a vivere questi momenti come opportunità di crescita e di comunione.
Questo primo appuntamento del percorso formativo si è rivelato un’occasione preziosa per gli operatori pastorali di fermarsi e riflettere su ciò che davvero muove le loro azioni e sul senso del loro servizio. La dinamica del desiderio, come esplorata da padre Piccolo, è stata l’invito a non accontentarsi di fare «ciò che si deve», ma a riscoprire la bellezza di una vita vissuta seguendo le profondità del cuore, in dialogo costante con Dio e con la comunità.
Così nella nota la Chiesa di Rieti