Oggi, 3 agosto 2022, ricordiamo la figura di monsignor Lorenzo Chiarinelli, a due anni dalla sua morte avvenuta ad 85 anni. E lo ricordiamo con l’omelia del vescovo Pompili, che bene lo descrisse nel giorno dell’ultimo viaggio:
Sempre oggi, alle ore 18, nella Chiesa di Pratoianni, il vescovo Pompili lo ricorderà con una Messa in sua memoria.
“Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge”. Così abbiamo cantato tra la pagina del Primo Testamento e quella evangelica di Giovanni. Se c’è un’immagine che restituisce al vivo il vescovo Lorenzo questa è senz’altro quella del pastore. A condizione che di essa sappiamo cogliere la genuina risonanza biblica e non i ricorrenti fraintendimenti storici.
Lorenzo è stato un pastore perché la sua passione è stata la Chiesa, vista ed interpretata come Geremia: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Il resto per Lorenzo non era una élite e, tantomeno, un residuo, ma un popolo da riunire. Di qui un atteggiamento propositivo e mai rinunciatario. In lui non c’era spazio né per la nostalgia né per l’utopia, ma soltanto per il dialogo, che era aiutato da una fisicità simpatica e rassicurante.
Quando già sul finire degli anni ‘70 non c’era più neanche un prete per chiacchierar, don Lorenzo era un riferimento affidabile per tanti ragazzi. E chiacchierar per lui significava farsi carico del trapasso di una società, raccogliendo le domande, senza disperderne le autentiche pulsioni. Questa postura fatta di comprensione e non di giudizio; di vicinanza e non di semplice presenza, è stato il suo stile e il suo contributo alla causa dell’evangelizzazione. Lorenzo è stato un pastore buono. Tutto il contrario del mercenario, cioè del mestierante che non si identifica con quello che fa. La prova della sua integrazione era l’equilibrio che promanava dalla sua persona”.