Inaugurata in pompa magna il nuovo “Blocco parto” dell’OGP de Lellis, riteniamo di dover intervenire, a tutela del personale coinvolto e della sicurezza degli utenti del servizio, sulle gravi disfunzioni operative legate alla non utilizzabilità della sala operatoria per le emergenze, in quanto ancora priva delle necessarie strutture minime.
Ad oggi infatti, le carenze strutturali irrisolte della sala operatoria per le emergenze, implicano che mancando la possibilità di usare la sala delle emergenze perché priva delle necessarie strutture, il personale si vede costretto ad assistere le donne sottoposte al taglio cesareo, al blocco operatorio chirurgico centrale sito al pian terreno,con tutti i rischi che ne derivano, questo per assicurare che l’ unica sala operatoria funzionante nella nuova sala parto, rimanga libera per le emergenze.
Ovviamente, essendo il personale che assiste i parti cesarei lo stesso della sala parto, la stessa rimane sguarnita di assistenza durante l’intervento, caso nel quale l’assistenza viene demandata al personale “in reperibilità”, che spesso interviene, con i necessari tempi di trasferimento in loco e preparazione personale (sanificazione personale e vestizione) dopo aver espletato turni di 12 ore.
Quali siano le conseguenze sulla sicurezza delle partorienti e dei nascituri è facile intuirlo, così come è facile immaginare l’aggravarsi di una responsabilità professionale in termini di aumento delle denunce all’autorità giudiziaria (già a livelli insopportabili) cui saranno sottoposti gli operatori del reparto (infermieri, ausiliari ma anche il personale medico).
La FP CGIL , nello stigmatizzare “l’ansia da inaugurazione” che spesso fa dimenticare quanto sia importante la sicurezza degli utenti e le condizioni di lavoro degli operatori rispetto alle esigenze di propaganda e di immagine, chiede con forza di attivarsi nell’immediato per risolvere le carenze strutturali (in una sala operatoria appena inaugurata) che impediscono la operatività della sala operatoria per le emergenze in sala parto, e di attivare immediatamente tutto quanto utile a eliminare alla radice i rischi legati alla situazione descritta.
Così come chiede che la formazione degli operatori per i nuovi servizi (come l’assistenza al parto in acqua) sia tale che, a fronte dell’esoticità e fascino del nuovo servizio offerto, questo sia veramente fruibile da tutti quanti lo richiedano, è ciò non è ovviamente possibile se all’assistenza al parto in acqua è stato formato un numero di personale insufficiente (nello specifico solo 2 ostetriche).
Certamente il dato impietoso relativo ai trasferimenti di neonati ad altre strutture dovrebbe far riflettere su quanto, nella sanità di questo territorio, non va o non c’è, a partire magari proprio dall’esistenza di una terapia intensiva neonatale (che spesso fa la differenza tra la sopravvivenza o la morte del nascituro).