“Nei giorni scorsi, il Deputato di lotta e di governo Lorenzoni, criticando il suo stesso Esecutivo, lancia il tema della decontribuzione del lavoro, attualmente in previsione per il Sud, come importante fattore per risollevare le sorti di Rieti.
Come spesso accade in larga parte del populismo di marca pentastellata, si parte da un tema complesso dandone soluzioni superficiali, o parziali; anche il nostro deputato non sfugge, e in ciò dimostra la mancata comprensione delle dinamiche di base che regolano l’economia di territori marginali. Per restare alle province del Lazio, come Rieti e Viterbo, il tema non è tanto il ‘costo del lavoro’, peraltro importante per tutta l’Italia, quanto piuttosto quello delle infrastrutture e dei servizi che dovrebbero attrarre l’occupazione ed alimentare la vita dei lavoratori. Senza lavoro, la decontribuzione rischia di avere il sapore di una ‘mancetta’, peraltro transitoria, a beneficio del (poco) lavoro che già c’è, mentre si perde di vista ciò che invece è dovuto, che si chiama equità territoriale e sulle cui strade passa lo sviluppo.
Due sono gli aspetti che NOME Officina Politica ha da tempo evidenziato:
Il primo, il drenaggio di risorse da Rieti verso la capitale: se la vicenda acqua ne è l’aspetto più visibile, altrettanto eclatante è il drenaggio della fiscalità versata a Rieti, che va ad alimentare i servizi sanitari di Roma (Estratto Convegno ‘Sanità segni di declino o premesse di sviluppo?’ http://www.nomeofficinapolitica.it/estratto-intervento-daniele-rinaldi/). Questo fattore, amplificato dalla presenza della Capitale, esemplifica il fenomeno di un Regionalismo malato che concentra la spesa pubblica corrente nei capoluoghi di Regione, andando contro il principio costituzionale della distribuzione universalistica della spesa pubblica.
Il secondo punto trae le mosse dagli indicatori economici che collocano Rieti tra le aree più in sofferenza a livello europeo, ed alle politiche macroeconomiche che ci indirizzano in direzioni incoerenti rispetto alle esigenze territoriali: ad esempio la classificazione della Regione Lazio nell’Eurostat regional yearbook 2018 comporterà per Rieti la impossibilità di accesso ai fondi europei di coesione, di cui invece beneficeranno tutte le Regioni confinanti (nota stampa: “Fondi Europei? Bye bye Rieti” http://www.nomeofficinapolitica.it/2018/10/26/617/), (convegno ‘Strategie per il rilancio delle aree interne.’, slides in http://www.nomeofficinapolitica.it/wp-content/uploads/2019/10/Fondi-UE-per-lappennino-WATERMARK.pdf ).
Sono questi fattori che, secondo NOME portano Rieti a subire la “diseguaglianza” certificata dall’ISTAT, nell’indagine su reddito e condizioni di vita, che certifica il Lazio terza Regione più “diseguale” in Italia, subito sotto la Sicilia (nota stampa: “RI-Exit, staccarsi da Roma” http://www.nomeofficinapolitica.it/2020/01/22/ri-exit-staccarsi-da-roma/)
Per contrastare tale situazione, NOME ha già espresso proposte concrete, tra cui la adozione di politiche che incentivino la ‘Residenza attiva’ ed investimenti infrastrutturali, (nota stampa: ‘E se copiassimo dal Molise?’ http://www.nomeofficinapolitica.it/2019/09/19/e-se-copiassimo-dal-molise/), e la adozione di politiche sanitarie in grado di riequilibrare il gap accumulato dalle provincie periferiche rispetto alle grandi aree urbane (Convegno: “Sanità segni di declino o premesse di sviluppo?” http://www.nomeofficinapolitica.it/2019/07/05/sanita-segnali-di-declino-o-premesse-di-sviluppo/)
Si tratta di esigenze, rivendicazioni, proposte che non possono trovare sbocco se non nell’ambito di un più ampio spettro di istanze; per questo motivo, NOME si è fatta promotrice, con le Associazioni politiche Unione Civica per Terni, e Insieme per cambiare Terni, di un ‘manifesto’ volto alla realizzazione di un Ente di Area Vasta che raggruppi provincie con esigenze e bisogni comuni già unificate nella vita reale dalle spontanee dinamiche dell’economia e sotto la spinta della società civile (www.civiter.it).
La recente riforma costituzionale che ridurrà il numero dei Parlamentari, renderà necessario, tra l’altro, rivedere le circoscrizioni elettorali: ne cogliamo una opportunità. Per legare la scelta dei rappresentanti a collegi più omogenei rispetto a quanto sino ad oggi, per la costruzione di una rappresentanza che sia ‘spina dorsale’ dell’Italia attraverso l’Appennino, superando le classificazioni regionali.
Speriamo che questa proposta sia raccolta dai Parlamentari espressione od originari di questo territorio: Alessandro Fusacchia, Gabriele Lorenzoni, Fabio Melilli, Paolo Trancassini, ai quali rivolgiamo un appello per una azione condivisa in tal senso.”
NOME Officina Politica