“L’alluvione di questi giorni ha riportato a galla un dibattito sulla sicurezza idraulica del nostro territorio.
Non solo dighe: 22 sbarramenti minori, oltre alla produzione di energia elettrica, assolvono a una funzione di sicurezza, permettendo di gestire e controllare le variazioni delle portate; tali infrastrutture sono per Rieti cardine di sicurezza, bellezza e sviluppo.
Sull’emergenza si è già molto parlato, non ci dilunghiamo. Per NOME Officina Politica, occorre fare alcuni passi in avanti, a partire da una riflessione sulla gestione del territorio.
Quello che abbiamo vissuto è un rischio già corso nel 2010, quando addirittura, gli atti raccontano, con ulteriori 14 ore di pioggia si avrebbe avuta la tracimazione del lago dalla sommità della diga riversando l’enorme quantità di 180 mc al secondo di acqua! Purtroppo, in tale occasione la opportunità politica offerta dal disastro non fu colta. La Regione Lazio della Giunta Polverini, nel cui consiglio cui compariva Antonio Cicchetti, non trasse alcuno spunto di iniziativa.
La interrogazione in Consiglio Regionale da parte dei consiglieri Radicali, ed un’altra presentata anche in Parlamento, non ebbero sostegno e riscontro; anzi, dalla documentazione che ne scaturì, una relazione indicava, paradossalmente, che la crisi era generata per eventi meteorici tutt’altro che eccezionali, e che il problema della rete idraulica era a valle della diga.
Nulla è cambiato, il disciplinare di gestione oggi in vigore è quello di 10, 20, 40 anni fa, mentre i fenomeni atmosferici sono profondamente cambiati, e sicuramente anche l’invaso ha subito modifiche per via del deposito di detriti. La Regione, che ha la piena competenza in materia di risorse idriche, dovrebbe intervenire per adeguare i rilasci alle attuali esigenze, sulla base di dati pluviometrici più recenti, ed alle caratteristiche morfologiche del lago aggiornate.
Pareri autorevoli, richiamiamo quello recente di Aldo Gregori, ritengono assolutamente necessario l’abbassamento del livello di massimo invaso.
Ma non basta: occorre la manutenzione dei fiumi, competenza diretta della Regione, del sistema secondario, competenza della Provincia, dei fossi, competenza del Consorzio di Bonifica, ed occorre che queste attività siano coordinate e congruenti. L’esperienza di questi giorni evidenzia un problema, visto che il sistema idraulico a valle non è in grado di assorbire i livelli di rilascio.
La Regione Lazio incassa i proventi della concessione delle dighe. Mai si è parlato, nel dibattito locale, in quale misura tali introiti vengono riversati dalla Regione sul territorio tramite investimenti. Se, come appare, la manutenzione di molte aste fluviali appare carente, dove sono spese tali risorse? Non si tratta forse di un altro caso di “drenaggio” di risorse, sul quale NOME ha già posto l’accento, in altri ambiti?
Questi sono i temi che NOME Officina Politica pone riguardo la gestione dell’”esistente”. Poi c’è il tema dello sviluppo. Ne parleremo a seguire.”
NOME Officina Politica