Nel momento in cui mi accingo a scrivere un pensiero di saluto e di incoraggiamento per le nostre comunità e per quanti verranno a riposare nei nostri centri di collina e montagna, sono ancora nitide in tutti le immagini e le parole delle giornate che hanno coinvolto milioni di giovani di tutto il mondo, nella GMG di Rio de Janeiro.
Papa Francesco è stato il grande comunicatore, anche se semplice e quasi dimesso, del suggestivo messaggio cristiano che ancora oggi irrompe nella storia e nella vita dell’uomo alla ricerca di senso.Soprattutto i giovani chiedono di essere illuminati e accompagnati, non solo alla scoperta della fede, ma più in generale alla scoperta dei grandi valori della vita e dei suoi significati. In questo ci è di molto aiuto il recente documento papale “Lumen fidei”, preparato da Benedetto XVI e integrato e poi pubblicato dal nuovo Pontefice, in occasione dell’Anno della Fede.
Il momento attuale di grave e, apparentemente, insuperabile crisi economica e sociale è la conseguenza drammatica di una straordinaria crisi di valori e quindi di una aridità anche culturale che si è stratificata nel corso degli anni: la china paurosa che hanno preso molte famiglie, originata da crisi di relazione nelle coppie, ha portato anche molti giovani ad un atteggiamento di sfiducia e di amarezza, che in molti casi sfocia nello “sballo”.
Questa crisi della “casa” è stata incrementata da una cultura improntata ad un forte soggettivismo, per cui è valido e buono solo ciò che “mi piace”, senza dover fare sforzi di nessun tipo. Una percezione della libertà, come diretta conseguenza di ciò, intesa come puro arbìtrio di fronte ad ogni scelta, ha dato come risultato un grande caos in cui non è facile distinguere più ciò che è degno di essere seguito e ciò che non lo è.
A questo si aggiunga una marcata crisi dell’autorità, frutto di un egualitarismo pauroso e non sempre salutare, in base al quale, poiché siamo tutti uguali, le cose sono da seguire non più e non solo perché le dice l’autorità, ma solo se le condividiamo.
Le persone portatrici di questa autorità, sia in campo politico che ecclesiale, spesso hanno commesso errori gravi e anche delitti gravissimi, non giustificabili.
In questo clima e in questo contesto non è facile praticare la fede, credere nella giustizia, perseverare nella carità e trasmettere quel patrimonio di libertà, di amore e di speranza che viene dal Vangelo. Solo l’autorevolezza, ma anche la competenza e la capacità comunicativa dei pastori e degli operatori pastorali possono essere persuasive e coinvolgenti, perché poi molti giovani possano veramente innamorarsi di Cristo e della Chiesa. Questo vuole essere il messaggio per questa estate nella quale ancora si ripeteranno riti religiosi e familiari che sono tanto cari alla nostra gente.
Papa Francesco in Brasile ha raccomandato ai Vescovi presenti e ai sacerdoti di uscire dalle parrocchie, di portare Cristo nelle strade dove la gente vive e lavora, dove soffre e dove spesso soccombe, per scarsità di mezzi e di risorse, ma anche per il terribile naufragio della speranza in un mondo nuovo e migliore. Questo sentiamo di doverlo fare tutti, anche se non è facile, perché viene a destrutturare il modo di essere di noi sacerdoti che ci è stato proposto a suo tempo, ma dobbiamo cambiare, non abbiamo scelta. Non si tratta, infatti, di scegliere tra ciò che si è sempre fatto e che è andato bene per secoli, e ciò che non sappiamo bene cosa sia.
Si tratta piuttosto di rispondere a sfide nuove con modalità nuove e linguaggi nuovi, ma portando quegli stessi contenuti che sono la ricchezza della Chiesa e delle nostre comunità: la parola forte e vibrante del Vangelo, che ci consola da ogni tristezza e sventura e che ci dà tanta fiducia e tanta forza per affrontare il futuro.
Buon riposo a tutti e a ciascuno.