“Fondamento e funzione della finanza locale”: è questo il tema del 4° incontro del Corso di Formazione all’Impegno Politico e sociale organizzato dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Sabina-Poggio Mirteto, che si è tenuto venerdì sera a Monterotondo.
Dopo i saluti istituzionali di Giorgio Scarinci, responsabile dell’Ufficio Pastorale, i lavori sono stati introdotti dal sindaco di Monterotondo, Riccardo Varone, che si è detto entusiasta del percorso formativo organizzato dalla Diocesi. “Queste iniziative – ha affermato – fanno capire quanto la vita amministrativa sia un punto di coinvolgimento e coesione delle anime sociali e religiose delle comunità locali”.
I due relatori di eccezione invitati per l’evento sono stati l’onorevole Fabio Melilli, Presidente della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati, e l’onorevole Fabio Refrigeri, Presidente della IV Commissione Bilancio e programmazione economico finanziaria della Regione Lazio.
“Il criterio della spesa storica ha condizionato in maniera negativa la finanza locale per diversi anni”, ha esordito l’onorevole Melilli ricostruendo il quadro storico della finanza locale dal ’78 fino ai giorni nostri. “Purtroppo oggi il sistema non è ancora perequato, la finanza locale si trova a metà del guado tra l’uscire dall’accentramento fiscale e l’acquisire una piena autonomia economica che garantisca alle amministrazioni locali la gestione delle proprie entrate. I gap da colmare sono ancora tanti perché si possa uscire da questa situazione, e solo in un clima di ripresa economica duratura nel tempo il sistema locale troverà il suo punto di stabilizzazione”.
“L’ente locale è l’unico che può incidere in maniera decisiva sulla vita dei cittadini”, ha ribadito anche l’onorevole Refrigeri. “Negli ultimi quattro anni la situazione della finanza locale è migliorata, ma non si possono risolvere in pochi mesi i problemi accumulati in 30 anni. Inoltre prima la pandemia e poi la guerra stanno incidendo in maniera significativa sul quadro economico”.
“Ciò che interessa realmente ai cittadini è cambiato molto negli ultimi 20 anni”, ha continuato l’onorevole Refrigeri, “e le riforme fiscali devono tenere conto delle cambiate esigenze della popolazione. D’altronde un sistema fiscale così spezzettato tra lo Stato e i territori non aiuta nella realizzazione del PNRR. Ma anche allargando lo sguardo alle due visioni del mondo, quella americana dove tutto è possibile e quella orientale dove vige l’accentramento autoritario, l’Europa risalta come l’unico continente in grado di proporre una spesa pubblica improntata ai principi di solidarietà”.
“A causa della complessità delle nostre regole rischiamo di non riuscire a spendere i 200 miliardi del PNRR in così poco tempo”, ha rilanciato l’onorevole Melilli. “5 anni sono un tempo breve per realizzare gli obiettivi del piano. Noi siamo lo Stato che ha ricevuto più finanziamenti di tutti, ma all’Europa dobbiamo rendicontare gli obiettivi che abbiamo raggiunto, non presentare le ricevute di quello che abbiamo speso. Questo, soprattutto nelle amministrazioni locali, non è stato capito fino in fondo”.
“Certo, i fondi che l’Europa ci ha messo a disposizione possono comportare quel cambio di passo che serve all’Italia”, ha continuato Melilli. “E il successo del PNRR in Italia è il presupposto per far sì che questi fondi siano stabilizzati nel tempo. Dobbiamo realizzare però delle riforme strutturali – come colmare il divario tra Nord e Sud, tra aree interne e città, tra periferia e centro delle grandi città, dare maggiore slancio all’occupazione femminile – che sono montagne enormi da scalare e rischiano di bloccare l’attuazione del PNRR. È qui che si innesca la necessità di un surplus di responsabilità da parte della classe dirigente. Sul PNRR ci giochiamo la nostra credibilità e il futuro dei nostri figli, altrimenti lasceremo loro solo debiti da pagare”.
Le riflessioni sul PNRR del Presidente della Commissione Bilancio della Camera sono poi scese nel dettaglio di quello che ci aspetta nei prossimi due anni: “A me non preoccupa se spendiamo tutto. Quello che importa è che stiamo cominciando a capire il rischio di spendere male i soldi che abbiamo ricevuto, e se li spendiamo male rischiamo di non raggiungere gli obiettivi prefissati. Questi due anni saranno decisivi, e purtroppo le elezioni del 2023 in questo senso non aiutano, perché distraggono oggettivamente dall’obiettivo fondamentale. Nel 2023 il PNRR penso dovrà essere probabilmente rimodulato rivedendo le misure che mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi”.
Dal suo canto l’onorevole Refrigeri ha sottolineato l’importanza della Pubblica Amministrazione in questo percorso: “In tutti questi anni abbiamo depauperato il sistema amministrativo. Oggi le amministrazioni regionali e locali non sono attrezzate per poter attuare il PNRR: Bisogna ridare forza alla pubblica amministrazione, recuperare le potenzialità esistenti e orientare l’operato di tutti verso una maggiore digitalizzazione e competenza”.
“La fragilità del sistema pubblico” ha confermato l’onorevole Melilli “sta spesso nell’esercizio delle funzioni di controllo che nel nostro paese non può essere svolto solo come esercizio di un potere, controllo vuol dire fatica, e spesso non presenta vantaggi immediati. Serve un maggiore controllo sulla qualità dell’agire pubblico, in termini di risultati reali raggiunti”.
L’ultimo pensiero Melilli lo ha dedicato alla grave situazione internazionale che minaccia anche l’Italia: “Due fenomeni mettono seriamente a rischio la ripartenza dell’Italia – ha concluso – da un lato abbiamo il ritorno dell’inflazione, che cambia completamente il quadro di riferimento del PNRR, tanto che si ragionerà probabilmente sulla revisione delle cornici del piano. L’altro elemento tragico è la guerra in Ucraina, che avrà impatti molto pesanti sugli approvvigionamenti di energia, tanto che oggi si è tornato a parlare di carbone, indebolendo di fatto il piano di transizione energetica che fa parte del PNRR stesso”.