Il dibattito acceso in questi giorni intorno al tema delle primarie del centro-sinistra reatino, credo che dia spunto a qualche riflessione.
Il fatto che il Sindacato abbia voluto dare un contributo per cambiare una situazione politica presente nel nostro Comune oramai da troppo anni, non deve esser presa come un’invasione di campo o come una perdita di autonomia da parte del Sindacato.
Per quanto riguarda poi nello specifico le elezioni per il Comune di Rieti, crediamo che la posizione delle OOSS sia stata chiara fin dall’inizio, ossia quella di dare un contributo attivo al cambiamento. In un momento di crisi eccezionale come quello che vivono i lavoratori e l’intera economia reatina, l’ente Comune di una città capoluogo può e deve svolgere un ruolo di rappresentanza verso le Istituzioni superiori (Regione Lazio), senza guardare agli schieramenti politici.
La prima cosa che occorrerebbe fare, sarebbe chiamare a raccolta il mondo dell’economia locale e fare sintesi sulle priorità e darsi tempi, compiti e modi per affrontarle e risolverle. E pensando solo alle emergenze quanto sarebbe (e sarebbe stato) necessario creare un fondo di solidarietà per tutte quelle famiglie colpite dalla mancanza e dalla perdita del posto di lavoro. Crediamo che sia ora di interventi eccezionali con il contributo di tutti ed anche delle OOSS.
Non crediamo proprio di aver voluto invadere il campo altrui, abbiamo solo data la disponibilità a dare una mano, questo è stato lo spirito fin dall’inizio. La piega che ha preso il dibattito in questi giorni, sinceramente, ci ha fatto venire qualche dubbio sulla reale volontà di cambiamento.
Possibile che quando danno la disponibilità ad entrare in politica imprenditori, avvocati, liberi professionisti ecc, si dice che mettono a disposizione della collettività tutta la loro esperienza, invece quando lo fa un ex sindacalista, c’è conflitto d’interessi o invasione di campo? Noi crediamo proprio di no, anzi crediamo che mai come in questo momento, cosi di difficoltà per i lavoratori ed i ceti sociali più deboli, ci sia la necessità di rappresentare le loro istanze nei luoghi deputati a prendere decisioni anche per loro. Questo senza perdere la nostra autonomia.
La Fiom e la Cgil hanno dimostrato negli anni di essere autonomi dalla politica e di giudicare solo nel merito delle proposte, questo non significa però che non debbano impegnarsi direttamente per contribuire a cambiare le cose e rappresentare sempre di più gli interessi dei lavoratori anche all’interno delle istituzioni. Insomma possiamo dire tranquillamente, "autonomi si, ma non indifferenti al quadro politico che si ha di fronte".