LODOVISI PD: PREOCCUPA LA SITUAZIONE DEBITORIA DEL COMUNE

Comune Rieti

La questione del consistente debito cumulato dal Comune di Rieti nei confronti  della cooperativa “il Quadrifoglio” e riportata in evidenza sulla stampa, giustamente angustia gli operatori per la mancata attribuzione degli stipendi  ed  è causa di preoccupazione per gli assistiti e per i nuclei familiari già provati da difficoltà di ogni genere, che rischiano di vedere calare la scure del taglio su servizi non rinunciabili.

E’ necessario perciò che si spenda qualche considerazione in più affinché l’episodio non venga confinato nel settore delle vertenze sindacali che con sempre maggiore frequenza nascono anche nel settore pubblico.  Le difficoltà di cassa denunciate dicono ancora una volta che è giunta al capolinea la gestione dell’Amministrazione Comunale del centro destra che in questi anni ha dilapidato enormi risorse lasciando alla città un bilancio politico e finanziario che è sotto gli occhi di tutti.

Indubbiamente influisce anche in questa vicenda de “il Quadrifoglio” la scelta del Governo Berlusconi di diminuire pesantemente le risorse degli EE.LL., con tagli indiscriminati a carico delle amministrazioni periferiche culminati nella manovra di luglio che pesa per 18 miliardi di euro sui bilanci di Comuni e Regioni. 

Per questo non si tratta di essere facili profeti dicendo che tale situazione è destinata ad acuirsi con effetti sulla quantità e sulla qualità dei servizi assicurati, in primis quelli sociali e sanitari, che rischiano la cancellazione a causa della mancata  copertura  della finanza locale e regionale. 

L’effetto devastante sarà che, riducendosi drasticamente la rete di servizi, un numero sempre maggiore di famiglie sarà lasciato solo ad affrontare i propri guai.

Sono immaginabili gli effetti di questa trasformazione sociale, non scritta nelle leggi ma concretizzata nei fatti, che vedrà la generazione di nuove emergenze,  nuove solitudini e nuove povertà cui la politica liberistica non appare attrezzata come non appare pronta nei confronti degli esili anelli di congiunzione –penso ad es. alle politiche sull’immigrazione- che in questi anni hanno consentito a tanti gruppi familiari di fare i conti con malattie invalidanti e degenerative, handicap fisici e mentali.

Non si tratta di pietismo ma di avere aspettative nei confronti di una società che dovrebbe imparare a guardare oltre le difficoltà finanziarie e il contrasto al debito pubblico.  

Il secondo effetto di questa politica appare essere quello di un lento tramonto della scommessa del privato sociale in taluni settori dell’economia.

Anche qui di fronte alle situazioni che leggiamo e che purtroppo non sono isolate, c’è da attendersi l’eclissi di tante aziende “no profit” nate nel settore socio-sanitario all’insegna della necessità di dare risposte tempestive, efficaci e flessibili.  

Parole d’ordine suadenti che hanno svolto un ruolo nella trasformazione di questi anni. 

Purtroppo benché forti oltre che flessibili, le aziende  del no profit non lo sono abbastanza per reggere alla feroce stretta finanziaria imposta dalla crisi economica e rischiano di scomparire di fronte allo spettro dell’insolvenza portandosi con sé professionalità, attese e speranze.

Per questo la politica è chiamata  redigere una nuova agenda delle priorità sciogliendo i nodi  della spesa pubblica al centro come nelle amministrazioni periferiche. 

Il grado delle risposte da dare ai bisogni sarà il banco di prova della credibilità delle nuove classi dirigenti delle istituzioni locali ad iniziare da quella che si affaccerà  presto al Comune capoluogo.