"Per il sindacato Lisiapp della Polizia penitenziaria, la soluzione aprire nuovi reparti con invio di nuove unità". L’istituto carcerario della città di Rieti è nuovo ma ne funziona solo il 30 per cento. Ed è già “afflitto da problemi di sovraffollamento”.
Parola del Lisiapp il Libero Sindacato Appartenenti della Polizia Penitenziaria, che per l’ennesima volta lancia un grido di allarme sul paradosso tutto italiano.“la struttura penitenziaria reatina non può essere indicato come il vero fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria”. La motivazione è semplice sottolineano dal sindacato Lisiapp, purtroppo siamo davanti ad un paradosso, negli istituti del paese le carceri scoppiano mentre in quello reatino si tengono chiusi reparti dove si potrebbero ospitare i reclusi fino a circa 450 detenuti, ma contemporaneamente avendo pochi sezioni aperte per 250 detenuti presenti il nuovo istituto della città soffre anch’esso di sovraffollamento.
Nelle celle originariamente previste ad ospitare un detenuto ve ne sono due (in qualche caso tre) e in quelle costruite per due ve ne sono quattro. Per il Lisiapp “è sconcertante apprendere che non c’è una pianta organica del personale decretata e, che si ignora il livello di sicurezza attribuito alla struttura e comunque, siamo contrari ad apertura dei reparti senza un invio in modo effettivo del personale di polizia”. Sovraffollamento a parte, il carcere di Rieti aperto da poco piu di due anni, è stato inaugurato il 28 ottobre 2009, sotto altri punti di vista sarebbe quasi una struttura modello come per quella di Milano Opera. Intanto, la popolazione carceraria cresce di ora in ora.
I detenuti presenti nei 206 istituti di pena hanno sfondato il muro delle 68.000 presenze per 45.000 posti letto regolamentari. Di fronte a questo panorama da emergenza cronica il Lisiapp sindacato di categoria della polizia penitenziaria, continua la sua opera di informazione e di tutela nei confronti dei poliziotti, in quanto gli stessi sono oggetti quotidianamente di atti di violenza gratuite e vili aggressioni che in alcuni casi sfociano in prognosi superiori ai dieci giorni.