Alessia Guerrieri è nata a L’Aquila nel 1981, ma vive ormai da qualche anno a Roma. Giornalista professionista dal 2008, scive per Avvenire, Conquiste del lavoro, e alcuni periodici, occupandosi principalmente di temi sociali.
Dall’inizio della sua carriera professionale ha approfondito le problematiche relative alla povertà in Italia, ai giovani e alla famigli, con inchieste e ricerche sullo spreco alimentare, l’indigenza dei minori e la catena di solidarietà per i bisognosi, l’integrazione degli stranieri in Italia e la ricostruzione post-terremoto in Abruzzo.
Il pane è vita. Non serve andare in Paesi dall’altra parte del globo, tuttavia, per vedere persone che non ne hanno abbastanza. Basta fermarsi in quegli angoli delle nostre città, nuove periferie esistenziali, in cui tanti volontari ogni giorno offrono da mangiare agli affamati nelle mense dei poveri. Un pasto donato che diventa momento di ascolto e conforto per occhi anonimi e preoccupati del proprio futuro. È un luogo d’osservazione originale quello scelto dalla giornalista Alessia Guerrieri per il suo viaggio all’interno degli enti caritativi che nutrono gli indigenti nel nostro Paese. Un appassionato e agile reportage raccolto nel volume, appena uscito in libreria ed in e-book, Quando il pane non basta. Viaggio nelle mense della carità (Ancora editrice, pagine 160, prezzo 15 euro per la versione cartacea).
Mai banale. Mai stucchevole. Con un personale stile cronachistico, l’autore guida all’interno del mondo della povertà e dell’altruismo, dimostrando come cibo e vita siano legati a doppio filo. Dal primo infatti dipende la seconda, dal pane in sostanza dipende la sopravvivenza. Ma il dar da mangiare ha anche un suo valore più profondo, connesso alla comunione che si crea tra le persone attorno ad un tavolo. Al bisogno primario di un piatto di pasta, si unisce così quella sensazione di conforto e confronto che dal cibo consumato in condivisione scaturisce. Perciò nelle mense dei poveri non si sfamano semplicemente gli affamati, si costruiscono invece fili sottili di solidarietà reciproca. C’è insomma una circolarità di dare e avere, non solo materiale, che arricchisce e sfama vicendevolmente poveri e “angeli della carità”.
Giovani, stranieri, anziani, padri separati, famiglie. Sono questi i volti che da alcuni anni riempiono le mense e i centri d’ascolto; le categorie bistrattate dalla crisi più di altre. Le loro storie testimoniano le contraddizioni della società, ma parlano anche di errori personali che fanno rotolare velocemente nell’indigenza. Così nel volume trovano spazio, accanto alle vite complicate dei bisognosi, anche testimonianze e tessere di quel tessuto della generosità che rende l’Italia un Paese dal cuore grande. Sono “luoghi cruciali in cui la narrazione corale di piccole storie assurge di per se stessa alla categoria di pamphlet, di denuncia sociale”. Nel plaudere alla scelta significativa dell’osservatorio delle mense, il fondatore di Sant’Egidio ed ex ministro dell’Integrazione, Andrea Riccardi, aggiunge anche che il libro “dà voce a milioni di persone che si sentono dimenticate, ma anche a migliaia di volontari che camminano al loro fianco”.