Lunedi 2 dicembre 2019, nella già nota cornice della chiesa di San Giorgio, grazie all’organizzazione della Fondazione Varrone, Rieti ha avuto ancora una volta la fortuna di ascoltare un repertorio di musica antica eseguito, su strumenti originali dell’epoca con “Le Viole Barberini”, da una parte dell’organico dell’ensemble Stradella Y-Project.
Fondato nel 2011 dal M° Andrea De Carlo, (direzione e viola da gamba) L’ensemble Stradella Y- Project ha mostrato negli anni carisma, personalità, innovazione ed azioni che hanno mosso il mondo della musica antica disegnando una nuova storia con progetti e produzioni premiate e conosciute in tutto il mondo.
Concerto con sonorità particolari diretto dal M° Andrea De Carlo con un consort di viole da gamba (Andrè Lislevand, Irene Caraba e Serena Seghettini), accompagnati dalla clavicembalista reatina Lucia Adelaide De Nicola, che hanno reso omaggio alla memoria del M° Alessandro Nisio, scomparso lo scorso anno.
Ogni strumento esprime di per sé un mondo fatto di poesia e sensazioni, un linguaggio che segue il pensiero, un gesto, un trasporto, ma gli strumenti ad arco, per eccellenza, hanno la padronanza dell’aria che si può gestire con l’archetto, dando una vera e propria forma ai suoni, esprimendo gli “affetti” e collegandosi direttamente con le emozioni dell’interprete.
Un programma ricercatissimo del ‘600, appositamente non scritto per viole, voluto dal M° Andrea De Carlo proprio per sperimentare e dimostrare quanto, in quel suono con colori caldi, struggenti, a tratti misteriosi e romantici, con rotondità diverse da quelle di un flauto o di un violino, possano comunque donare raffinate ed impareggiabili sensazioni se interpretate da musicisti dotati di cotanta sensibilità e grazia.
Sono stati eseguiti G. Frescobaldi, D. Scarlatti, H. Kapsberger e G.P. da Palestrina con una ricerca del suono ricco di espressività, capace di allontanare dal frastuono odierno, il pensiero, ritrovando le radici nel fluire tra gli autori interpretati con perfezione stilistica ed emotiva, e donando ai presenti in sala qualcosa di immateriale, ma pieno di serenità, ed evidenziando nello stesso tempo quei tratti e quelle peculiarità tipiche dell’epoca.
Sonia De Santis