Le ex Risorse Sabine si sono riunite: “Bene i finanziamenti 25/26, ma perché non siamo mai stati stabilizzati?”

“Questa sera, 7 ottobre, assistiti dalle Organizzazioni Sindacali, si sono riuniti in assemblea i lavoratori della ex Risorse Sabine utilizzati in progetti di pubblica utilità da 16 amministrazioni pubbliche della Provincia di Rieti, per discutere in merito alle modifiche apportate, dopo la protesta dei giorni scorsi, al collegato al bilancio che andrà in discussione il prossimo 11 ottobre al Consiglio Regionale del Lazio. L’assemblea ha preso atto della decisione di confermare i finanziamenti per gli anni 2025-2026, cosa che sana un errore fatto nella delibera di Giunta n 170 del 30 luglio, ma al contempo non comprende e soprattutto non accetta le motivazioni per cui non si è intervenuti sul loro diritto violato alla stabilizzazione dopo 9 anni di precariato.

Si è preso atto altresì che, al di là delle dichiarazioni dei giorni scorsi che ritenevano indispensabile avviare un processo di stabilizzazione, non c’è nulla nei provvedimenti in discussione che apra una possibilità in questa direzione, e anzi la conferma della maggior parte dei tagli normativi annunciati, di fatto ne preclude il percorso. Non essendoci stato seguito alla lettera inviata dall’Amministrazione Provinciale alla Presidenza della Regione dove si chiedeva un incontro di chiarimento, i lavoratori nell’intento di reiterare questa richiesta, confermano lo stato di agitazione di tutti i lavoratori di ex Risorse Sabine che potrà prevedere astensioni dal lavoro nei prossimi giorni, e annunciano una manifestazione con richiesta di incontro al Prefetto in piazza Cesare Battisti per la mattina di giovedì 10 ottobre. Si sta inoltre valutando la possibilità di portare la protesta alla Pisana il giorno 11 in concomitanza con la discussione in aula del provvedimento che cancella i loro diritti”. Così nella nota la CGIL Rieti Roma eVA, Claudio Coltella, la CISL FP Roma eVA, la Funzione Pubblica CGIL, Francesco Fabretti,  CISL FP Roma Capitale Rieti, Sandro Antonacci