Aidda Lazio: “Dagli hotel ai supermercati, corto circuito che frena lo sviluppo della regione. Bisogna intervenire su scuole, percorsi formativi e cuneo fiscale”. Un corto circuito tra formazione e mondo del lavoro, che fa sì che le imprese laziali non trovino figure professionali qualificate. È il grido d’allarme lanciato dalle donne imprenditrici di Aidda Lazio.
“Le figure che a noi mancano – rileva Matilde Bocca Salvo, consigliera nazionale Aidda Lazio e titolare della catena Sina Hotels – sono le più diverse. Nello specifico, stiamo incontrando una certa difficoltà nel reperire il personale che si occupa dei lavori più manuali, dai facchini ai camerieri, passando per il rifacimento delle camere. Probabilmente trovano questo lavoro poco allettante perché rimaniamo aperti tutti i giorni dell’anno, spesso con orari impegnativi. Ma questo è un servizio che non può essere sostituito dal progresso tecnologico e informatico, abbiamo bisogno di molte persone”.
“Registriamo una profonda penuria di personale qualificato per i singoli reparti che richiedono una specializzazione, come la macelleria, la pescheria, la gastronomia” spiega Giorgia Sartini, imprenditrice che gestisce alcuni punti vendita a marchio Todis nella zona dei Castelli Romani. “Ci risulta sempre più difficile far avvicinare i giovani ad un settore che richiede sacrifici importanti in termini di impegno, considerato che, fatte salve le feste comandate, non possiamo fermarci mai”.
“Mentre l’industria 4.0 viaggia sempre di più verso una implementazione degli ausili informatici, e già si parla di industria 5.0, nel nostro caso anche il saper fare umano continua, in un orizzonte di filiera corta, ad essere indispensabile” afferma Luisa Cazzaro, presidente di Aidda Lombardia e punto di riferimento nel segmento meccanica di precisione con la sua azienda, Cusa.
Sono i temi affrontati durante la tavola rotonda dal titolo “Il lavoro nobilita ancora?”, che si è svolta venerdì scorso a Roma per il sessantesimo compleanno di Aidda Lazio. L’incontro ha messo a confronto le capitane d’azienda di oggi con realtà formative trasversalmente provenienti dal mondo dell’università, dell’associazionismo e del volontariato. L’obiettivo specifico è stato quello di trovare soluzioni concrete rispetto ad un tema angolare: ridurre il mismatch che ancora intercorre tra le competenze richieste dalle imprese e quelle possedute dai candidati, con attenzione ai profondi cambiamenti che l’avvento dell’Intelligenza Artificiale apporterà. E, accanto a questo, creare una cultura del lavoro che avvicini le nuove generazioni a mestieri nobili, ma che nella narrazione di massa finiscono per essere sottovalutati.
“Scuole, università, associazioni e istituzioni devono muoversi in sincrono per gestire il problema. In particolare, serve un modo diverso di formare le nuove generazioni, inserendosi nei territori e creando sinergia profonda tra imprese, istituti superiori, università. È un lavoro di squadra che vede Aidda impegnata in modo capillare, in tutte le regioni, con un impattante ruolo da playmaker. Sappiamo bene che la partita è ancora lunga, ma noi lavoriamo con tenacia per riscrivere il risultato finale” commenta la presidente di Aidda Lazio, Diana Theodoli Pallini.