L’irrisolta (ad oggi) crisi della Ritel nonostante la forte mobilitazione di ieri, e la rappresentazione della situazione locale, emersa giorni fa durante i lavori della nona edizione della “Giornata dell’Economia” organizzata dalla Camera di Commercio di Rieti riaprono e rendono sempre più attuale un dibattito (del resto mai sopito) sul lavoro e lo sviluppo del nostro territorio.
Bene allora fanno le OO.SS provinciali a promuovere per martedì prossimo, 14 giugno. un ampio dibattito sul tema, avvalendosi altresì dei dati forniti dall’istituto Tagliacarte, che sarà estremamente interessante ascoltare al fine di avere un quadro ancora più definitivo della situazione territoriale.
Insieme alla lodevole iniziativa delle forze sindacali, credo sia il momento, anche e soprattutto per la politica, di assumersi la responsabilità di mantenere finalmente gli impegni con l’intero territorio, partendo da un assunto crudo ma reale: Rieti e la sua provincia sono il ritratto fedele di un paese dove alcune scelte non sono state fatte a tempo debito. E qui non è superfluo ricordare che negli ultimi 20 anni il territorio ha espresso 9 parlamentari, 8 consiglieri regionali, 3 assessori regionali, 5 sindaci e 4 presidenti della provincia. Con un risultato che, a ben vedere, è andato solamente peggiorando.
Sempre negli ultimi 20 anni si è verificata la polverizzazione di decine di grandi aziende del nucleo industriale, con l’azzeramento di tutta la filiera del tessile sul nostro territorio. Ancora, negli ultimi 20 anni si è registrata una riduzione di circa 5.000 unità lavorative, rimpiazzate (in modo residuale) da numerosi rapporti atipici, così come si é registrato uno straziante aumento del tasso di disoccupazione: oggi abbiamo infatti raggiunto la cifra record, e, se mi permettete anche paurosa per una provincia di circa 170.000 abitanti, di 30.000 gli iscritti al centro per l’impiego, quasi 12.000 iscritti in più rispetto solo a 10 anni fa.
L’ultimo dato Eures Upi,in merito alla CIG registra nella nostra provincia un aumento da
Appare fondamentale, davanti ad una situazione che personalmente definisco spettrale, la dichiarazione dello stato di crisi del Reatino L.181/89 (guai limitarlo ad isolati casi aziendali) di cui beneficiano già L’Aquila,Terni e Latina, dichiarazione che porterebbe indubbi vantaggi economici all’intera Provincia; di questo finalmente (dopo anni) si sono convinti anche gli industriali.
Altrettanto fondamentale sarà inoltre far rispettare il Patto per Rieti, condiviso e firmato da tutte le forze territoriali ma miseramente fermo (come spesso accade anche per altre tematiche) alla Regione Lazio. Le Forze Sindacali, a mio avviso, devono con tutte le loro forze spingere per una accelerazione e approvazione di questo strumento-sintesi delle reali esigenze del territorio prevedendo: potenziamento delle infrastrutture, polo delle carni, sviluppo del Terminillo, Università, il parco scientifico e tecnologico, il problema dei rifiuti,il servizio idrico integrato. Quindi, tutti i punti sensibili per uno sviluppo davvero congiunto e non a “a macchia di leopardo”.
Ripeto, è il momento di assumersi la responsabilità di mantenere fede agli impegni assunti con il territorio, con i cittadini e soprattutto con i senza lavoro; è il momento di una crociata per Rieti dove chi ha maggiore peso politico, Senatore, Assessore regionale, Consiglieri regionali, Sindaco e Presidente della provincia, deve obbligatoriamente parlare una sola lingua.
Va da sé che reputo importante superare gli schieramenti partitici, perché altrimenti essi stessi finiranno per costituire un paradossale limite invalicabile per la crescita del nostro territorio, con il rischio di vedere i nostri figli, i nostri nipoti condannati a vivere e lavorare lontano da questa Provincia attraente sì per natura ma non per opportunità lavorative.