È questo il primo dato che emerge dall’analisi dei dati dell’albo delle imprese artigiane. Sono, infatti, 191 le imprese iscritte a fronte delle 218 cancellate, con un saldo negativo di 27 aziende. Il saldo delle imprese attive passa così da 3465 del 2023 a 3438 del 2024 con un decremento percentuale dello 0,8 %. Siamo molto lontani dalle 4166 imprese iscritte all’albo del 2009, ultimo anno con un saldo, tra imprese iscritte e cancellate, positivo. Da allora il decremento è stato costante con la sola eccezione del 2021 che ha visto un saldo positivo dovuto quasi esclusivamente all’incremento di imprese edili, stimolato dall’incentivo del super bonus edilizio.
Nonostante il dato non positivo, il settore dell’artigianato conserva un ruolo cruciale nell’economia reatina con un tasso di artigianalità (percentuale di aziende artigiane sul totale) pari al 23,4 %, maggiore del tasso regionale (15,2 %) e di quello nazionale (21,3%). Per quanto riguarda la composizione dei diversi settori di attività, le differenze rispetto al dato regionale riguardano una maggiore presenza di imprese del settore delle costruzioni e una minore nel settore dei servizi. All’interno di questa macroarea dei servizi, quello della ristorazione non ha registrato il calo che ha, invece, connotato il dato regionale.
Altri due dati significativi riguardano la minore presenza di imprenditrici artigiane, 15,6 % del totale a fronte 19% del dato regionale e la scarsa presenza di giovani imprenditori under 35, 9,2% dato, questo, identico a quello regionale. Al di là delle similitudini e delle pur significative differenze, anche nella provincia di Rieti permane la sofferenza del comparto artigiano. Più volte in questi anni abbiamo indagato le cause della crisi del settore che va ricercata in fenomeni che hanno per lo più caratteristiche mondiali: globalizzazione, digitalizzazione, crisi finanziaria del 2008 poi diventata una crisi economica, la pandemia e la successiva crisi energetica, le guerre, ecc. È vero che queste crisi hanno inciso su tutte le imprese, ma nelle imprese artigiane si sono aggiunte a modifiche strutturali nel modo di consumare e di produrre.
Tutta una serie di oggetti prodotti dall’artigianato sono da tempo appannaggio dell’industria e i pochi ancora prodotti dall’artigianato hanno un valore estetico e non più funzionale, ciò ne riduce drasticamente la domanda soprattutto quando non legata allo sviluppo turistico del territorio. Così come tutto l’artigianato legato alla riparazione non esiste più, perché è prevalsa la cultura dell’usa e getta; solo di recente l’Unione Europea ha introdotto nuove norme per promuovere la riparazione e il riutilizzo, ma ci vorrà del tempo per riorientare i consumi. Altri mutamenti culturali hanno inciso profondamente, tra questi il venir meno del riconoscimento di valore al lavoro manuale, con tutto il suo portato di svalutazione del saper fare artigiano, fondativo del made in Italy: non sarà un caso la scarsa presenza di giovani tra le imprenditrici e gli imprenditori artigiani!
Se a questo si aggiunge il groviglio burocratico, la difficoltà a trovare locali, si spiega la diminuzione della propensione ad intraprendere in generale e nell’ artigianato in particolare. C’è, infine, anche un problema di classificazione delle imprese artigiane legato all’iscrizione al relativo albo, su cui di recente è intervenuta anche la Commissione Regionale dell’Artigianato, raccomandando ai Registri Imprese di segnalare alle Commissioni Provinciali dell’Artigianato le imprese che, pur avendo i requisiti per l’iscrizione obbligatoria all’albo, non la richiedano. È necessario tuttavia rilevare che, pur in presenza di tutte le difficoltà elencate, anche in provincia di Rieti ci sono un considerevole numero di imprese artigiane che, grazie all’innovazione che hanno saputo introdurre nei processi produttivi e alle competenze delle maestranze, hanno raggiunto livelli di eccellenza apprezzati nel mondo.
CNA Rieti