La storia di Giuseppe, Piero e Carlo, dal Friuli a Saletta (Amatrice) per aiutare i terremotati

I tre ragazzi in foto sono: Giuseppe Perrone, Carlo Depangher e Piero Vogrig, sono di Trieste e Manzano (Udine), ex Distretto della Sedia.
Sono partiti in piena notte con un furgone ribaltabile noleggiato alla Traveller di Manzano, carico di svariati quintali di pannelli metallici, tubi e attrezzature, per raggiungere sabato 28 gennaio Saletta, frazione di Amatrice. Più di 600 km per venire a costruire una struttura di ricovero per gli animali da 48 mq per uno dei tanti, coraggiosi, allevatori che nonostante la paura restano accanto al bestiame, alla terra.
Un lungo viaggio che si sono pagati soli, senza intermediari, in quel fenomeno di aiuti spontanei e non amministrati che, scontate le ingenuità e le carenze organizzative, scorre invisibile e inarrestabile sotto la grande macchina ufficiale dell’emergenza, fino a diventarne complemento indispensabile.
E’ quella solidarietà che quando si mette in moto non l’arresti. ”Hanno provato a fermarci in varie zone rosse – racconta Giuseppe – ma li abbiamo convinti a lasciarci proseguire assumendoci il rischio e la responsabilità”.
Da agosto è già la quinta volta che portano materiali, attrezzi, vestiario per allevatori e famiglie. E con loro portano coraggio, speranza e sorrisi, gli stessi che ricevono in cambio. Sarà perché vengono da quel Friuli che solo 40 anni fa fu devastato dal terremoto e conoscono bene la paura e la disperazione e sanno anche del grande lavoro che c’è da fare per ricostruire.
Quel Friuli che ancora oggi viene ricordato come modello di gestione virtuosa e trasparente, dove l’ultima parola sul piano della ricostruzione e delle scelte urbanistiche fu lasciata agli enti locali, ai Comuni coinvolti, alle persone. Come Giuseppe, Carlo e Piero, che stanno già pianificando un nuovo viaggio.
Foto: Marco Bellucci