«Prima devi andare in montagna, passeggiare un pò. Poi quando trovi un buco devi avere il coraggio di esplorarlo. Quella è una grotta!». Laura ha cinque anni e spiega così cos’è una grotta e cos’è la speleologia.
Le sue parole sono state riprese da Luca Calzolari, direttore della rivista del Club alpino italiano Montagne360, per aprire lo speciale del numero di febbraio, intitolato “Mundus subterraneus”. Un numero che vuole evidenziare come la speleologia sia il coraggio di e splorare una grotta, il coraggio dell’avventura, della curiosità e della conoscenza. È una pratica che consente al mondo sotterraneo di diventare un luogo culturale, che viene documentato, studiato e tutelato.
Gli articoli pubblicati accompagnano il lettore in di versi angoli del nostro pianeta , alla scoperta di esperienze e segnali dai vuoti delle montagne. Entrando nel dettaglio viene spiegato come la Nuova Zelanda sia una piccola parte emersa di una grande area continentale e come la Società speleologica locale abbia all’attivo importanti esplorazioni, fin dalla sua nascita nel 1949.
Si vola poi in Messico , nel cuore della Cueva del Rio LaVenta, con il racconto della scoperta di uno dei sistemi carsici più grandi del Paese. Una scoperta che ha visto protagonista, lo scorso anno, un gruppo di speleologi italiani guidati da Cesare Raumer, alla quale ha preso parte anche Tullio Bernabei. Infine spazio alla ricerca e all’esplorazione di grotte sommerse in Cina, con la presentazione del progetto ” Sckpp” (South China Karts Plain Project), alla cui terza spedizione, che ha documentato cavità fino a 90 metri di profondità, hanno partecipato anche due speleosub del nostro Paese (Simone Nicolini e Marco Bossi).
M360 approfondisce anche l’impatto del riscaldamento climatico nel sottosuolo e l’importanza dell’approccio speleologico alla glaciologia moderna (citando anche le rilevazioni del Cai nella Grotta di Bossea, in provincia di Cuneo), fino ad arrivare ai resti fossili di vertebrati che si possono scoprire durante le esplorazioni (come il giacimento nella Grotta dei Mulini ad Alonte, in provincia di Vicenza) e al ritorno, dopo ventiquattro anni di assenza, del concorso internazionale Speleovignetta, che ripropone i suoi valori fondanti: l’esplorazione, l’ecologia e la protezione ambientale.
In questo numero, poi, un’importante notizia di attualità, ovvero la nomina dellalpinismo a Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco (nel cui processo di candidatura ha avuto un ruolo di primo piano il Cai), il racconto, da parte del Presidente dei Ragni di Lecco Matteo Della Bordella, delle “peripezie” all’insegna dell arrampicata in Australia ( tra il Mount Arapiles e la Tasmania ) e la presentazione del Cast, il Castello delle storie di montagna, inaugurato lo scorso autunno a Sondrio , allinterno di Castello Masegra.
Come sempre, la rivista ospita diverse proposte di itinerari: da quelli con le ciaspole (che spaziano dai crinali del Mugello e del Casentino agli anelli di Monte Cardito vicino ad Amatrice) a quelli dedicati a chi ama arrampicare sulle cascate di ghiaccio in Piemonte, fino ad arrivare al percorso (affrontabile a piedi o in mountain bike) che parte da Caraglio, in provincia di Cuneo, e arriva a Barcelonette, ripercorrendo le tappe di diverse ondate di migrazioni.
Infine hanno come tema la bellezza, la solitudine, il coraggio, ma anche il rispetto per l’ambiente, le follie collettive e di sicurezza (nelle montagne di tutto il mondo) i sei nuovi volumi targati Cai e National Geographic (presentati su questo numero), che proseguono la collaborazione dopo le pubblicazioni sul Sentiero Italia CAI.
Il portfolio fotografico accompagna il lettore nelle isole Svalbard, a neppure 13.400 km dal Polo Nord, alla ricerca dell orso bianco: sono pubblicati una selezione degli scatti del viaggio-spedizione di Massimo Re Calegari, appassionato di fotografia naturalistica e alpinismo.