Nuovo appuntamento su Rietinvetrina con la Rubrica di Angelita, a cura del Centro Antiviolenza Angelita di Rieti. L’articolo di oggi è a firma della dott.ssa Giorgia Desideri, laureata in assistente sociale e volontaria del Centro Antiviolenza Angelita.
“La guerra la fanno gli uomini, ma la pagano le donne”. I conflitti armati hanno da sempre, lo scopo di andare a colpire il nemico privandolo di dignità, violandolo e umiliandolo.
Conquistare le ricchezze e le proprietà di un nemico era considerato durate la guerra una ragione legittima e le donne erano incluse in tali “proprietà”. Lo stupro di guerra era reputato dagli antichi greci “un l comportamento socialmente accettabile nelle regole di guerra” e i guerrieri consideravano le donne conquistate come “un bottino legittimo” utili come mogli, concubine, schiave o trofei del campo di battaglia.
La Relazione dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale intende per violenza sessuale quando “L’autore invade il corpo di una persona con condotta risultante nella penetrazione, anche di ridotta entità, di ogni parte del corpo della vittima o dell’autore con un organo sessuale (…)”.
L’invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione, della prigionia, dell’oppressione psicologica o dell’abuso di potere, contro le persone stesse o altre, o prendendo vantaggio di un ambiente coercitivo o contro persone incapaci di dare un genuino consenso.”
Uno studio recente elenca il danno fisico delle vittime degli stupri di guerra come “danno traumatico”, con elevatissime probabilità di trasmettere malattie sessuali e gravidanze poiché, trattandosi di stupri di guerra, l’accesso ai contraccettivi, agli antibiotici e agli aborti è molto limitato.
I danni psicologici possono essere a breve e a lungo termine: i primi portano le vittime ad avere paura, mancanza d’aiuto e disperazione; i sintomi a lungo termine possono includere depressione, disordini d’ansia o sindrome da stress post-traumatico, sintomi somatici multipli, flashback, difficoltà a ristabilire relazioni intime, vergogna e paura persistente.
Nonostante siano trascorsi tanti anni e si siano susseguite una serie di leggi a tutela di quest’ultime, recentemente si è parlato frequentemente di corpi violati e annientati, pratica tanto terribile quanto comune a molte guerre.
Secondo quanto emerso dagli eventi che stanno toccando l’Ucraina in queste ultime settimane, i comandanti russi incitano i soldati ad aggredire mogli e figlie dei militari e dei volontari, inoltre per evitare testimonianze dopo la violenza subita, le donne vengono brutalmente uccise e, per nascondere le prove dello stupro, spesso vengono impiccate e tagliate a pezzi.
Per ora sono solamente due le denunce emerse. Una proveniente dal sindaco Sapozhko che testimonia la violenza subita da Maryna, moglie dell’ex segretario della municipalità morto per mano dei soldati russi. La donna è stata rinvenuta nuda e in stato confusionale, abbracciata al figlio piccolo e non ancora portata in salvo.
Altra testimonianza ci arriva da un’altra donna di un villaggio limitrofo stuprata da una ventina di uomini per averle trovato sul cellulare la foto del marito volontario che lo ritrae con il fucile in mano.
Queste sono solamente poche testimonianze di violenze subìte in queste ultime settimane da donne ucraine da parte dell’esercito russo, ci auguriamo che la pace arrivi prima possibile per non assistere a scenari di distruzione a danno di tutti, ma soprattutto dei più deboli, di uomini chiamati alle armi, donne e minori”.
Ricordiamo che il cav Angelita si trova in via delle Stelle, 24 ed è attivo h 24 al numero 377 6979546.