Terzo appuntamento su Rietinvetrina con la Rubrica di Angelita. Di seguito l’articolo a firma di Arianna Quassoni (nella foto):
Mi chiamo Arianna Quassoni e da circa un mese sto svolgendo il tirocinio pre laurea presso il Centro Antiviolenza Angelita, sono iscritta alla facoltà di Scienze Psicologiche all’Università di L’Aquila.
In un periodo come quello della pandemia mi sono resa conto che la violenza familiare è aggravata dalla forte crisi economica e che molti scheletri riaffiorano negli armadi, situazioni precarie degenerano con maggiore rapidità, diventano quasi incontrollabili.
Violenza verbale, fisica, minacce continue anche in presenza di minori, stanno mettendo a dura prova le tante vittime che ancora meno trovano il coraggio di denunciare l’aguzzino per paura di perdere i figli e per non stravolgere l’equilibrio mentale dei ragazzi, fortemente già provato dall’isolamento dagli amici e dalla routine scolastica che impone a molti la didattica a distanza.
Niente di più grave, dal momento che questo genere di timori: paura di denunciare, nascondere ai parenti la verità, auto colpevolizzarsi, seppur giustificati dal terrore del domani sono micce che esplodono in focolai, fino ad arrivare al femminicidio. Più di 100 donne uccise nel 2020! Un numero che fa venire i brividi, una ogni due giorni…
Pensare di essere uccise nel terzo millennio dal proprio compagno inquieta davvero, e sinceramente fa molto riflettere anche giovani ragazze come me, che guardano al futuro sognando un lavoro ed una famiglia. Cose normalissime, che ad oggi sembrano miracoli!
Perché tanta violenza? Perché non si è più liberi di dire BASTA ad una relazione malsana?
In questo primo ciclo di tirocinio sto imparando come piccoli gesti e piccoli silenzi siano determinanti nell’aiutare, nel vero senso della parola, le donne ferite. Ho imparato che l’aiuto deve essere calibrato, deve essere adeguato e giusto, e soprattutto professionale, altrimenti può sortire effetto contrario. Ho capito quanta forza ci sia in ogni donna che si senta spenta e quanta forza arriva dal dolore che si placa.
Le minacce, le percosse, segnano a vita la vittima, ma insieme alle Forze dell’Ordine, al tribunali, agli psicologi, ai servizi sociali, facendo rete con i centri antiviolenza si può tornare ad essere felici e a sperare in una vita nuova. Un evento organizzato dal Centro Angelita mi ha colpita particolarmente: l’inaugurazione delle panchine rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
La panchina mi ha fatto capire quanto sia stata fortunata nella mia vita, quanto ci lasciamo sopraffare da elementi insignificanti della nostra quotidianità, senza ragionare su ciò che abbiamo, senza ragionare sul termine violenza, soprattutto quella invisibile, quella che non ha lividi, ma ti lacera l’animo.
In questo periodo ho capito che per sapersi sedere al fianco di una donna e sostenerla ci vuole un animo particolare e bisogna avere un’indole particolare che non tutti abbiamo.
Il mio appello, seppur piccolo, vuole essere cassa di risonanza a quanti si rivolgono quotidianamente alle DONNE FERITE ED UMILIATE, affinchè denuncino senza mai perdonare, senza giustificare, senza paura del domani. E’ oggi che bisogna salvarsi, per riscrivere il domani!
Quello che auguro ad una futura Arianna è quello di essere in grado di sedersi vicino a chi ha bisogno. Grazie al Centro Angelita, alla mia tutor, prof.ssa Luigina Cappelloni, ma soprattutto alla presidente, Silena D’angeli, che mi ha permesso di imparare più di quanto io potessi mai!”
Arianna Quassoni