Nuovo appuntamento con la rubrica quindicinale di Rietinvetrina e Centro Antiviolenza Angelita. Oggi vi proponiamo l’articolo a firma di Tiziana D’Orazio, su mobbing da materinità:
“E’ di alcuni giorni fa la notizia della giovane pallavolista Lara Lugli citata per danni dalla Volley Pordenone perché avrebbe taciuto la possibilità di diventare mamma all’atto della sottoscrizione del contratto di lavoro.
Come donna, madre, avvocatessa, e come componente del Direttivo del Centro Antiviolenza Angelita, mi trovo costretta nel 2021 a focalizzare nuovamente l’attenzione su un tema importante come quello della maternità ed il lavoro. Possibile mi chiedo una donna ancora debba scegliere tra carriera e famiglia ?
Questa triste vicenda ha portato di nuovo alla ribalta delle cronache, e all’attenzione delle istituzioni una forma di violenza sulle lavoratrici donne che è molto difficile da combattere e da sradicare.
Quante donne si sono sentite dire nel ricevere la lettera di licenziamento “se volevi avere figli non firmavi il contratto di lavoro”. Questa forma di violenza sulle donne si chiama mobbing da maternità e punisce, colpisce le donne nel mondo del lavoro.
Che cos’è il Mobbing?
Per mobbing si intendono tutti quei comportamenti molesti, violenti, vessatori posti in essere da parte dal gruppo nei confronti di un proprio componente. Sono tutte quelle forme di terrore psicologico sul posto di lavoro praticate mediante comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti da parte di colleghi o superiori.
La forma di Mobbing di cui ci occupiamo è quella che soprattutto colpisce le donne in ogni ambito lavorativo, persino in quello sportivo, nel quale migliaia di atlete vengono considerate dall’INPS dilettanti, ma che in realtà sono professioniste come i loro colleghi uomini.
In ogni ambito lavorativo queste donne sono costrette a scegliere tra il loro legittimo desiderio di maternità e quello di continuare a far parte del mondo del lavoro. Nel mondo sportivo raramente le situazioni di mobbing vengono denunciate, solitamente terminano con il ritiro dell’atleta dal mondo dello sport.
Negli altri ambiti lavorativi la situazione, non è migliore, essa colpisce soprattutto le donne lavoratrici in età fertile sia nel momento in cui accedono al posto di lavoro, sia successivamente per non compromettere le meritevoli aspettative di carriera. Tali comportamenti discriminatori raramente vengono condannati anche perché raramente vengono denunciati per paura di ripercussioni e spesso la soluzione agli stessi è l’abbandono del lavoro, per non compromettere successive future assunzioni.
Insomma il Mobbing da maternità costituisce un fenomeno enormemente sommerso.
Recentemente il Ministro del Lavoro Orlando a proposito di Mobbing da maternità ha parlato e ricordato l’importanza del Codice delle pari opportunità dove è sancito il divieto di qualsiasi riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza, nonché di maternità o paternità anche adottivi all’interno di contratti di lavoro, precisando che al fine di evitare situazioni come quelle sopracitate e per tutelare le donne afflitte da tale piaga sono state disposte delle piattaforme anonime che consentono di denunciare le aziende che pongono in essere comportamenti che violano l’art. 27 del codice delle pari opportunità.
Nella speranza che la politica faccia leggi precise per i contratti di lavoro e che soprattutto i datori di lavoro tutelino le donne ed il loro diritto alla maternità, continueremo col Centro Antiviolenza Angelita a tenere alta l’attenzione su ogni tema che riguardi la sensibilizzazione sulle donne che faticano nel 2021 a trovare lavoro adatto ai loro titoli e che soprattutto nel periodo della pandemia si sono nuovamente fermate per badare ai figli ed alla famiglia.
Ricordo che il centro Antiviolenza Angelita è attivo h 24 al numero 377 6979546 e che è disponibile con i propri professionisti per ogni tipo di consulenza legale, psicologica e per ascoltare le donne vittime di violenza. Nessuna è sola , unite le donne sono una forza.
Tiziana D’Orazio